RESTA? NON RESTA? RESTA!

Ieri l’ultima, immensa, epica, faranoica Festa itinerante e di piazza per il Pescara che dopo 19 anni torna in serie A, stravincendo il campionato. Quasi 50 mila persone, persino la questura confermerebbe, hanno colorato di biancazzurro la città. Prima il tour del pullman scoperto con la squadra; poi il gran finale, lungo e dilatato – perché ieri a Pescara il tempo si è fermato, in una polaroid in cui resterà impresso per sempre il sentimento collettivo della nostra città – a Piazza Salotto.

E da oggi il tempo torna a fermarsi. Ma di spasmodica attesa. Resta? Non resta? L’incertezza arrovella l’intera tifoseria biancazzurra, e sul nostro psicodramma pascolano, alla grande, la stampa locale e nazionale. Oggi il Centro lascia intendere che resta. Oggi La Repubblica lascia intendere che se ne va. Si attende entro le prossime 48 ore la decisione di Zdenek Zeman, corteggiato dalla Roma. La tentazione, ahinoi, è umanamente fortissima. Capace di far vacillare anche un Gentiluomo d’altri tempi, quindi un Supereroe come il Boemo. La Roma è una squadra che quest’anno punterà dritta allo scudetto. Zeman ha già allenato la Roma lasciando anche lì uno splendido ricordo di sé. La curva Sud non lo ha mai dimenticato, lo rivuole. A Roma Z. Z. ha casa, ci vive la sua famiglia.

Sì ma come abbandonare sul più bello una città, Pescara, che lo ha irrorato  di amore sconfinato ed eterno, in fondo restituendogli quella sicurezza e quella fiducia in se stesso che il tecnico boemo pareva aver un po’  smarrito negli ultimi quindici anni? E a più riprese lo stesso Zeman ha confessato di essere come rinato, a Pescara; che qui si trova benissimo; che la mattina si alza e dal suo appartamento vede il mare: e nella capitale, in quale mare, in quale orizzonte prolungato dell’anima si specchierebbe? La sensazione è che se non fosse stato per l’interessamento mefistofelico dei giallorossi, il Nostro Allenatore avrebbe già firmato il rinnovo. Che nessuna altra squadra in Italia, nemmeno l’Inter, avrebbe potuto metterlo in tentazione.

E così, in apnea, si comincia anche a pensare a un ipotetico, sciagurato “dopo”. In caso di separazione, a chi affidare la guida tecnica del Pescara risalito in serie A? In poll-position pare esserci Delio Rossi; ma si fanno i nomi anche di Giampaolo, di Gasperini e del redivivo Di Francesco. Già: e allora perché non il ritorno di Cuccureddu, il vate del calcio Tavernello? O Rumignani, o Giorgini, il re dello schema “Mitt a mezz”?

A quel punto la pista più clamorosamente logica e consequenziale potrebbe essere quella di una spettacolare rentrée sulla panchina del Pescara, e del calcio in genere, di Giovanni Galeone: pensate di quali e quante motivazioni sarebbe armato, il Profeta, bramoso di chiudere in Gloria la sua storia calcistica, e di riappropriarsi dell’egemonia mitologica (un po’) perduta…

Eloquente lo striscione della curva Nord, sabato sera durante Pescara-Nocerina: “Un anno di lacrime tra la gioia e il dolore, te lo chiede questa gente: firma con il cuore”. I cuori di due tifoserie in questi giorni, quella biancazzurra e quella giallorossa, pulsano forte per lui. Ma il nostro cuore batte ancora di più, corre tutto all’attacco, 4-3-3, all’impazzata. 

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