LA GUERRA NON HA UN VOLTO DI DONNA, SCRIVE IL PREMIO NOBEL ALEKSIEVIč

PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2015

SVETLANA   ALEKSIEVIč

Esce per Bompiani “LA GUERRA NON HA UN VOLTO DI DONNA”.

L’EPOPEA DELLE DONNE SOVIETICHE NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 Bompiani

Collana Overlook, Euro 20, pag.442  Traduzione di Sergio Rapetti

Se la guerra la raccontano le donne, quando prima l’hanno raccontata solo gli uomini… se a farla raccontare e Svetlana Aleksieviˇc… se le sue interlocutrici avevano in gran parte diciotto o diciannove anni quando, perlopiù volontarie, sono accorse al fronte per difendere la patria e gli ideali della loro giovinezza contro uno spietato aggressore… allora nasce un libro come questo.

22 giugno 1941: l’uragano di ferro e fuoco che Hitler ha scatenato verso Oriente comporta per l’URSS la perdita di milioni di uomini e di vasti territori e il nemico arriva presto alle porte di Mosca. Centinaia di migliaia di donne e ragazze, anche molto giovani, vanno a integrare i vuoti di effettivi e alla fine saranno un milione: infermiere, radiotelegrafiste, cuciniere e lavandaie, ma anche soldati di fanteria, addette alla contraerea e carriste, genieri sminatori, aviatrici, tiratrici scelte.

La guerra “al femminile” – dice la scrittrice – “ha i propri colori, odori, una sua interpretazione dei fatti ed estensione dei sentimenti e anche parole sue”. Lei si e dedicata a raccogliere queste parole, a far rivivere questi fatti e sentimenti, nel corso di alcuni anni, in centinaia di conversazioni e interviste. Cercava l’incontro sincero che si instaura tra amiche e quasi sempre l’ha trovato: le ex combattenti e ausiliarie al fronte avevano serbato troppo a lungo, in silenzio, il segreto di quella guerra che le aveva per sempre segnate.

E a mano a mano che raccoglie le loro confidenze e rimorsi e afflizioni Svetlana Aleksievic si convince di una cosa: la guerra “femminile” e nella percezione delle donne anche piu carica di sofferenza di quella “maschile”. Per colei che dona la vita dispensare la morte non può mai essere facile; e se, come ovvio, celebra con i commilitoni la Vittoria e la fine dell’incubo bellico, nella sua memoria restano incise, più sensibilmente delle eroiche imprese, vicende che parlano di abnegazione, compassione e amore negato.

Svetlana Aleksievicˇ e nata in Ucraina nel 1948, da padre bielorusso e madre ucraina, entrambi insegnanti nelle scuole rurali. Giornalista e scrittrice, e nota soprattutto per essere stata cronista, per i connazionali, dei principali eventi dell’Unione Sovietica della seconda meta del XX secolo. Fortemente critica nei confronti del regime dittatoriale in Bielorussia, e stata perseguita dal regime del presidente Aleksandr Lukašenko e i suoi libri sono stati banditi dal paese. Dopo dodici anni all’estero, ora e tornata a Minsk. Ha pubblicato libri tradotti in oltre quaranta lingue. Ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2015 per la “sua polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi”. Ha ricevuto numerosi altri riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio per la pace degli editori tedeschi alla Fiera di Francoforte (2013), il Prix Medicis essai (2013) e il Premio Masi Grosso d’Oro Veneziano (2014). Di Svetlana Aleksieviˇc sono usciti in Italia: Preghiera per Cˇernobyl’ (2002), Ragazzi di zinco (2003),Incantati dalla morte (2005), Tempo di seconda mano (Bompiani 2014, miglior libro del 2013 secondo la rivista “Lire”).

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