di Maurizio Di Fazio
Si parla sempre più spesso, e non potrebbe essere altrimenti, di climate change. Ogni anno battiamo il record dell’anno precedente quanto a riscaldamento globale, e la ricerca di un accordo generale per contrastare il cambiamento climatico non può prescindere dalla chiamata in causa dell’humus primigenio della vita cellulare, il mare. Fatto che però sta già accadendo, come e meglio che sulla terraferma. Molto di positivo si sta muovendo in un settore nevralgico per migliorare la qualità delle energie adoperate. Al largo dalla costa (e non solo), l’obiettivo dell’impatto zero non sembra più lontano. Noi italiani abbiamo la fortuna di specchiarci nel Mediterraneo, l’epico Mare Nostrum, culla di civiltà e affari dai tempi degli antichi greci e romani, etruschi, fenici e repubbliche marinare. Mentre va sempre ricordato che gli oceani ricoprono oltre il 70% della superficie terrestre e che il trasporto marittimo traina l’economia della nostra Unione europea, con i suoi 1.200 (e più) porti commerciali (e 70 mila km costieri). Il 75% delle merci, nel Vecchio continente, viene spostato così. Riallargando lo sguardo, più dell’80% degli scambi commerciali mondiali procede per vie liquide blu.
Nel 2023 l’Organizzazione marittima internazionale (Imo) ha stabilito una nuova road map per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette globali del trasporto marittimo entro il 2050. Siglata a Londra, l’intesa è stata votata plebiscitariamente dai 172 Paesi dell’Imo. Il documento recita che il tasso di CO2 sprigionato dal trasporto marittimo planetario dovrà attestarsi, nel 2030, ad almeno il 40% in meno del 2008. Sempre per questa data simbolica, l’impegno a ricorrere a tecnologie e fonti a emissioni zero (o quasi) dovrà toccare quantomeno il 5% (e un tendenziale 10%) dell’energia complessiva adoperata. Mentre nel 2040 l’abbattimento delle emissioni “by sea” dovrebbe oscillare in un range tra il 70 e l’80 per cento. Il prossimo meeting plenario dell’Imo è previsto nell’autunno 2025, quando saranno prescritte misure specifiche che dovrebbero entrare a regime nel 2027. Dal canto suo, il G7 dei ministri dei trasporti si è impegnato a favorire la creazione di 14 corridoi di navigazione green.
Il trasporto intermodale e la cosiddetta navigazione a corto raggio (Short Sea Shipping), dove la nostra nazione è leader continentale e mediterranea, hanno aiutato a decongestionare il traffico su strada dei mezzi pesanti. E questo aveva già contribuito a ridimensionare i valori dell’inquinamento tout-court. Ma l’industria del mare non si ferma e continua la sua corsa virtuosa. Secondo Port Infographics 2024, il report annuale congiunto di Srm (centro studi di Intesa SanPaolo) e Assoporti sulla portualità italiana, già allo stato attuale la metà del tonnellaggio navale in ordine nei cantieri è alimentato a combustibili più puliti. Il focus assicura che, entro il 2030, il 23% della flotta navale funzionerà con carburanti alternativi: il 40% delle navi ordinate nel 2023 è già a Gnl (gas naturale liquefatto), il 24% a metanolo. La nostra penisola, interamente circondata dal mare con la sua costa lunga più di 8 mila chilometri, veleggia insomma forte e serena sulla via maestra della decarbonizzazione dello shipping.
Le mega-compagnie crocieristiche hanno già attrezzato diverse navi a propulsione integrata, con il gas naturale liquefatto chiamato a mitigare drasticamente il contributo di anidride carbonica nell’atmosfera. Una mossa mutuata anche dai traghetti e dalle barche di dimensioni ridotte, ormai all’avanguardia eco-tecnologica. «Nonostante la turbolenza dei prezzi, l‘industria italiana del Gnl è riuscita a mantenere la sua posizione dominante in Europa nel 2023. Le imprese stanno continuando ad investire nello sviluppo di questo mercato» ha dichiarato Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi (Federchimica). Contestualmente, si vanno sempre più decarbonizzando anche le operazioni portuali.
Nei mesi inaugurali del 2024, il gas naturale liquefatto approdato in Italia a mezzo nave ha superato, per la prima volta, la quantità di materia prima che sopraggiungeva con i gasdotti. Le sue importazioni nette sono state di 16 miliardi di metri cubi. Crollato il gas in arrivo dalla Russia per via della guerra, largo al Gnl galleggiante americano, algerino e del Qatar. Al resto contribuiscono rigassificatori come quello nel porto di Piombino. Il Gnl costituisce il primo e indispensabile passo, la chiave d’ingresso nell’era futura, e all’orizzonte si stagliano il Bio-Gnl e l’idrogeno, finanche meno impattanti.
Per fare un altro esempio della direzione positiva e intrisa di progresso verso cui stanno puntando la bussola le principali aziende mediterranee ed europee delle autostrade del mare, è stata appena consegnata dal cantiere Jinling di Nanjing la Eco Napoli, ultima di 14 navi ibride della classe Grimaldi Green 5th Generation (GG5G), che ingloba le più grandi ed eco-friendly unità ro-ro nel pianeta per il trasporto marittimo di corto raggio. Una rivoluzione. La Eco Napoli è lunga 238 metri e larga 34 metri, ha una stazza lorda di 67.311 tonnellate e la capacità di carico dei suoi sette ponti è doppia rispetto alla precedente classe di navi ro-ro del Gruppo Grimaldi. Potrà, infatti, trasportare fino a 7.800 metri lineari di merci rotabili, ossia circa 500 trailer e 180 automobili. Ma questo aumento considerevole non si ripercuoterà affatto sui consumi di carburante, tutt’altro, grazie a tecnologie avanzate che ottimizzano i consumi e le prestazioni. Pensiamo che a parità di velocità, la Eco Napoli consumerà la stessa quantità di carburante delle precedenti navi ro-ro, dimezzando però le emissioni di CO2 per unità trasportata. Tutto questo grazie a motori di ultimissima generazione controllati elettronicamente e a un impianto di depurazione dei gas di scarico per l’abbattimento delle emissioni di zolfo e particolato. Mentre durante le soste in porto le emissioni saranno abbattute utilizzando batterie al litio da 5 MWh, ricaricate nel corso della navigazione grazie agli shaft generator e a 350 m² di pannelli solari. Quando si dice efficienza ed ecosostenibilità.
La direzione è, insomma, avviata. Ecco le autostrade del mare di nuovissima generazione, sempre più ecologiche, sempre più sostenibili nella loro magia caleidoscopica e a perdita d’occhio.«Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo» scrisse Virginia Woolf.