ADDIO, LAZARUS

Uno choc, Era il mio preferito. L’ho scoperto tardi, ma poi mi è sembrato trascurabile tutto quello che avevo idolatrato prima (onanismi pop-rock anni novanta e zero vari). Anch’io avevo cadenzato gli ultimi mesi nell’attesa del suo nuovo disco. E tre giorni dopo, ex abrupto, è morto. Uscendo di scena da par suo.  La morte a soli 69 anni, e a soli tre giorni dall’uscita del suo ultimo disco, coincidente col suo compleanno, è di quelle che atterriscono inesorabilmente, implacabilmente.  Scomparse che ti paralizzano.  E come sempre, in questi rarissimi casi, c’è quel senso sordo di profonda mutilazione futura. Anche perché ha chiuso in crescendo, il Nostro, mica era uno bollito, tutt’altro:(

Lazarus Bowie risorgerà però nei secoli ogni volta che metteremo sul piatto o sul lettore o su Spotify un qualsiasi suo capolavoro. Solo un mese fa gli avevo dedicato, con travagliata gioia immensa, questo lungo articolo, scritto di notte: http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/12/07/news/david_bowie-128619382/

 E dire che l’anno era cominciato col botto. Via la Befana, arrivava nei negozi fisici e digitali Blackstar, il nuovo attesissimo disco di David Bowie, uscito nel giorno del suo 69esimo compleanno. Ma che cos’è il tempo, per il marziano più geniale della storia del rock, scrivemmo.

Blackstar viene dopo The Next Day del 2013, ed è stato trainato dal singolo omonimo, tema musicale della serie tv The Last Panthers.

Un capolavoro, l’ennesimo, che sfida il gusto corrente elevando grandi proteiformi suite impastate di jazz; rock, soul ed elettronica suonati sempre come se si suonasse del buon jazz notturno dal vivo.

Ci sono in mezzo infiniti rimandi: dal kraut-rock all’elettronica sognante a Kendrick Lamar. E un collaboratore che è una garanzia come James Murphy degli Lcd Soundsystem (che si riformano per il Coachella, un’altra buona notizia).

God Bless il Duca Bianco.

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