È ANNA CALVI CHE CANTA E INCANTA

One Breath“, ovvero “il momento precedente all’apertura di te stesso, e parla di quanto sia terrificante. E’ spaventoso e al tempo stesso emozionante. Ma anche pieno di speranza, perché qualunque cosa debba succedere non è ancora successa”.

Il secondo album di Anna Calvi, bellissima e apparentemente algida, siderale, voce tenorile su corpo da usignolo, la più plausibile continuatrice su altre basi della lezione di P.J. Harvey, e non lasciatevi ingannare dal nome: non è italiana, ma inglese…

si chiama One Breath, è stato registrato nella campagna francese

ed esce oggi per la Domino,

a due anni e mezzo da un esordio che fu un bagliore nel buio.

Un viaggio che consigliamo a tutti noi di intraprendere.

Perché la musica (la voce) di Anna Calvi si è fatta ancor più intensa, passionale, lacerante, maestosa, tenebrosa, emozionante, inquieta, Olimpo liquido per romanticismi irriducibili.

Forse era dai tempi di Jeff Buckley che nessuno ci rapiva così.

Archi, tastiere, batteria, percussioni, harmonium e vibrafono cesellano suoni che affluiscono in un ribollente lago marziano, sovrastato da un canto epico, up and down,

fino alla fine dei sogni.

E’ Anna Calvi che canta, e incanta, dal suo invincibile Altrove.

Senza ripetersi mai.

Come una Edith Piaf, come una Maria Callas, indie e post-post-punk, dei nostri tempi.

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