TIM E JEFF, BUCKLEY, A TEATRO

 

Dal 24 febbraio al 1 marzo ONCE I WAS.
OLTRE LA STORIA DI TIM E JEFF BUCKLEY
Una storia che lascia  graffi sull’ anima cosi come una puntina rovinata solca sgraziatamente il vinile della loro musica

Uno spettacolo scritto, diretto, cantato e interpretato da
Francesco Meoni

Con
Vincenzo Marti (voce e chitarre)
Toni Mancuso (tromba e flicorno)
Danilo Valentini / Luca Figliuoli (chitarra)
Nicola Ronconi / Alberto Caneva (basso)
Rocco Teora / Salvatore Caruso (batteria)

TEATRO SPAZIO UNO
Vicolo dei Panieri 3 – Roma (Trastevere)
06 45540551

Ingresso:
€ 12 (intero) – € 10 (ridotto)
+ 3 Euro (tessera associativa)

Orari: da martedì a sabato ore 21 – domenica ore 18
Tim e Jeff Buckley : un padre e un figlio, che condivisero troppo poco tempo insieme ma molto tragico destino. Questa è la vita ma anche la trama narrativa di ONCE I WAS, lo spettacolo di teatro e musica concepito, scritto, diretto e interpretato da Francesco Meoni che parte dalla storia dei due musicisti americani, vissuti tra gli anni 60 e 90, per indagare il loro mancato rapporto padre-figlio e che sarà in scena dal 24 febbraio al primo marzo al Teatro Spazio Uno di Roma.
Un excursus poetico che alterna la storia delle loro vicissitudini personali alle loro carriere lungo un binario che, se nella loro sfortunata esperienza raramente si incrociò, sul palcoscenico è messo in prima linea tramite una partitura interpretativa integrata dal vivo da un organico di validi musicisti che vede in scena Vincenzo Marti (voce e chitarre), Toni Mancuso (tromba e flicorno), Danilo Valentini e Luca Figliuoli (chitarra); Nicola Ronconi e Alberto Caneva (basso), Rocco Teora e Salvatore Caruso (batteria).
Un linguaggio unico nella quale gli spunti sonori degli hits dei Buckley (da I Never Asked to Be Your Mountain e Once I Was di Tim a Grace e la reinterpretazione di Halleluyah di Jeff) lasciano spazio ad una confluenza ininterrotta di note,  parole,  sentimenti ed emozioni nel quale la trama emotiva delineata dalla necessità di dire o dall’urgenza di spiegare le ragioni della solitudine o delle incomprensioni generate si fa tessitura di uno spettacolo psicologicamente complesso ma che ben contestualizza anche le radici e sviluppi di un pezzo della storia rock americana.

 

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