Mai nessun Festival di Sanremo è riuscito a radunare tante stelle della canzone e del giornalismo come il Cantastampa, la rassegna musicale più prestigiosa eppure più dimenticata dei favolosi anni ’60, nonostante gli organizzatori fossero gli stessi della manifestazione sanremese. Ora c’è un libro che ricostruisce attraverso foto e documenti inediti quelle circostanze. Dal 14 febbraio in libreria per Coniglio Editore.
Il Cantastampa aveva l’originale caratteristica di sostituire i parolieri con le grandi firme dei più importanti quotidiani e periodici italiani, dal Corriere della Sera a La Stampa, da l’Unità a Il Messaggero, da Il Mattino a il Resto del Carlino, da L’Adige a La Nazione, da Il Tempo a Tv Sorrisi e Canzoni, da La Gazzetta del Sud a La Sicilia, con gli inviati dell’epoca Maurizio Costanzo, Sandro Ciotti, Emilio Fede, Gianni Minà, Antonio Lubrano, Kris Mancuso, Laura Griffo, Franco Moccagatta, Giuseppe “Joe“ Marrazzo, Vincenzo Buonassisi, Leoncarlo Settimelli, Bruno Modugno, Ivano Davoli, Graziano Motta, Italo Cucci: tutti a scrivere versi cantabili per Gianni Morandi, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Gino Paoli, Edoardo Vianello, Nilla Pizzi, Little Tony, Iva Zanicchi, Sergio Endrigo, Riccardo Cocciante, Mia Martini, i Rokes e perfino Romano Mussolini e Nando Pucci Negri, il figlio e il genero del duce del fascismo, assieme a compositori come Ennio Morricone, Luis Bacalov, Pino Donaggio, Stelvio Cipriani, Renato Rascel, Giovanni D’Anzi solo per citare qualche nome tra le centinaia di vip del giornalismo e della musica leggera coinvolti in tale iniziativa realizzata tra Rimini, Taormina, San Benedetto del Tronto, Trento e Recoaro Terme.
Eppure delle cinque edizioni di quella straordinaria rassegna condotta da beniamini del piccolo schermo come Corrado e il maestro Enrico Simonetti e trasmessa dalla prima e dalla seconda rete della televisione non esiste più traccia: le teche Rai hanno smarrito i filmati, le canzoni non sono state pubblicate tranne rare eccezioni, i depositi dei brani nell’archivio musicale della Siae sono assenti, incompleti o risultano manipolati a danno dei giornalisti.
“C’era una volta il Cantastampa” è la rivisitazione esclusiva di quegli eventi, con le foto, gli articoli, i testi inediti e le testimonianze e le denunce dei protagonisti che ancora oggi possono rievocare quell’eccezionale avventura.
Nel libro scritto dal giornalista Michele Bovi con il contributo dello scrittore di versi cantabili Pasquale Panella, c’è la narrazione dell’epoca aurea del disco, con le cronache dell’antitesi tra parolieri e giornalisti vigilata dalla dominante lobby di discografici ed editori.
A tutto ciò si aggiungono singolari combinazioni: tra i filmati andati smarriti ci sono anche quelli di “Il paroliere questo sconosciuto”, trasmesso dalla seconda rete Rai tra il 1962 e il 1963. Le 23 puntate di quel programma erano condotte da Lelio Luttazzi e da una giovane attrice al suo esordio in televisione: Raffaella Carrà. Insomma “Il paroliere questo sconosciuto” ha fatto la stessa fine del Cantastampa, medesimo destino per la vetrina televisiva dei giornalisti e quella dei parolieri. Dove sono nascoste quelle preziose pellicole? S’indagherà, nella fiduciosa previsione di sorprendenti recuperi.
Due ulteriori curiosità.
La prima: il Cantastampa, con la formula dei giornalisti in sostituzione dei parolieri, è indirizzato a diventare un nuovo format televisivo.
La seconda: tra i nomi degli editori del libro spunta quello di Christian Calabrese, figlio di Giorgio caposcuola dei parolieri italiani
“C’era una volta il Cantastampa” è il nuovo prodotto della collaborazione tra Michele Bovi e Pasquale Panella, nata nel 1999 con il programma di Rai2 “Serata Pop” e proseguita con decine di lavori televisivi (tra i quali “Eventi Pop”, “Frate Asino”, “Tg2 Mistrà”, “I migliori anni”, “Cantare è d’amore”).