“Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo è, per me, il senso dello scrivere”.
Esattamente quarant’anni fa è morto, il 20 novembre del 1972, ancora giovane, Ennio Flaiano e chissà se se ne starebbe appartato a Pescara, Città Dannunziana, mica Flaianea, ex Città Vicina, nella sua casa natìa in Corso Manthoné, mondanamente e intellettualmente vivace come la via Veneto della sua giovinezza, scherziamo. Edoardo Tiboni, travestito da giovane modello vintage della movida, gli si apposterebbe giorno e notte sotto casa. Ma Ennio Flaiano forse gli butterebbe secchiate d’acqua dalla finestra addosso.
“Chi rifiuta il sogno deve masturbarsi con la realtà”.
“Coraggio, il meglio è passato”.
“Per gli italiani l’inferno è quel posto ove si sta con le donne nude, e con i diavoli ci si mette d’accordo”.
“Tra trent’anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione”.
“Certo, certissimo, anzi probabile”.
“Chi mi ama mi preceda”.
“Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso”.
“I capolavori oggi hanno i minuti contati”
“Il mio gatto fa quello che io vorrei fare, ma con meno letteratura”.
E suppongo che Ennio Flaiano non sceneggerebbe i film di Muccino né cercherebbe di fare opinione né capeggerebbe qualche rivoluzione di conservazione, e credo che non scriverebbe nemmeno i discorsi di Celentano.
“La situazione politica in italia è grave ma non è seria”.
“In questi tempi l’unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri. La serietà come solo umorismo accettabile”.
“L’evo moderno è finito. Comincia il Medioevo degli specialisti. Oggi anche il cretino è specializzato”.
“Oggi è il cretino è pieno di idee”.
“Io non sono comunista perché non me lo posso permettere”.
E chissà se Ennio Flaiano liofilizzerebbe il suo dolente“umorismo” su Facebook o posterebbe di continuo fiumi di suoi aforismi su Twitter, ritwittando a destra e a manca.
Qualche migliaio di uccellini ci suggerisce di no.