“MI RITIRO, STUPIDI LETTORI”: L’ADDIO DI LA CAPRIA

In una lettera apparsa sabato scorso su “Il Foglio”,

lo scrittore Raffaele La Capria, neo-novantenne,

ha annunciato, con ironia e veemenza, certo senza rassegnazione,

il suo ritiro dalla scrittura, in aperto dissidio coi lettori italiani.

D’altronde, una recente ricerca dell’Ocse ha stabilito che l’Italia, sui 24 Paesi inquadrati, sarebbe all’ultimo posto per ciò che riguarda le competenze alfabetiche, linguistiche ed espressive della sua popolazione adulta, no? E, d’inverso, tra i più social-networkizzati.

Eccovi la lettera di La Capria.

di Raffaele La Capria

Vorrei, per favore, trasmettere questa lettera al lettore italiano.
Caro lettore italiano, io e te, per la maggior parte del tempo della mia vita, non ci siamo intesi. Ho scritto almeno una ventina di libri buoni, secondo me, e uno solo, Ferito a morte, ha venduto in modo soddisfacente, qualche centinaio di migliaia. E gli altri? Le copie vendute degli altri miei libri sono per me in gran parte deludenti, poche migliaia o meno. Non ti vergogni? Ti pare bello trattarmi in questo modo dopo tutta la fatica che ho speso per scrivere i miei libri in un linguaggio semplice e accessibile a chiunque, dunque anche a te? E ti pare bella la lista delle tue preferenze, quella dei libri più venduti, che – scusa se te lo dico con franchezza – sembra un documento della tua insipienza? Cerca di evolverti! Fai qualche sforzo! Certi libri che basta leggerne due righe per capire che non valgono niente, tu li compri a centinaia di migliaia e in certi casi raggiungi il milione. Vergognati! Impara a leggere! Se penso a quanto tempo ho impiegato per scegliere la parola giusta, l’aggettivo giusto, il periodo giusto, a tutto il tempo impiegato per crearmi uno stile mio, riconoscibile, e tutto per chi?
Per uno come te, che di queste cose non capisce niente. Sai che ti dico? A novant’anni mi ritiro, non vale la pena, il mio diventa un mestiere stupido con lettori come te. Non ti sei accorto come sono belli e interessante i miei venti libri che ho scritto in questi novant’anni, perciò ho deciso – un po’ tardi, lo so – che non scriverò più. Ho chiuso con quest’ultimi due libri: Novant’anni di impazienza (ed. minimum fax) e Umori e malumori (ed. Nottetempo), appena usciti, che per punizione e giusta riparazione dovresti affrettarti a leggere. Addio.

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