L’ARCA FLAIANO DEL WEEKEND, DILUVIO FILMICO

Eccovi la programmazione del Flaiano Film Festival,

sia per oggi, che per domani, domenica 30 giugno.

Appuntamento sempre al Multiplex Arca, a Villa Raspa di Spoltore.

Partiamo da oggi (sabato).

In Sala 5 alle 20 uno straordinario Toni Servillo, protagonista dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, “La grande bellezza”: scrittore di un solo libro giovanile, “L’apparato umano”, Jep Gambardella, giornalista di costume, critico teatrale, opinionista tuttologo, compie sessantacinque anni chiamando a sé, in una festa barocca e cafona, il campionario freaks di amici e conoscenti con cui ama trascorrere infinite serate sul bordo del suo terrazzo con vista sul Colosseo. Trasferitosi a Roma in giovane età, come un novello vitellone in cerca di fortuna, Jep rifluisce presto nel girone dantesco dell’alto borgo, diventandone il cantore supremo, il divo disincantato. Re di un bestiario umano senza speranza, a un passo dall’abisso, prossimo all’estinzione, eppure ancora sguaiatamente vitale fatto di poeti muti, attrici cocainomani fallite in procinto di scrivere un romanzo, cardinali-cuochi in odore di soglio pontificio, imprenditori erotomani che producono giocattoli, scrittrici di partito con carriera televisiva, drammaturghi di provincia che mai hanno esordito, misteriose spogliarelliste cinquantenni, sante oracolari pauperiste ospiti di una suite dell’Hassler. Jep Gambardella tutti seduce e tutti fustiga con la sua lingua affilata, la sua intelligenza acuta, la sua disincantata ironia.

Alle 18,15 per il concorso italiano “La leggenda di Kaspar Hauser” di Davide Manuli, con Vincent Gallo (Ingresso libero): il lunedì di Pentecoste del 26 maggio del 1828, tra le quattro e le cinque di sera, un ragazzo malfermo e malvestito apparve nei pressi di Norimberga. Ripeteva poche parole e reagiva scompostamente alle sollecitazioni sensoriali. Aveva con sé una lettera indirizzata a un capitano di cavalleria del VI reggimento dei cavalieri di Norimberga. Il ragazzo non sapeva e non diceva nulla di sé. Delle cinquanta parole di cui era composto il suo lessico, alcune ritornavano ossessivamente: Reuta worn e Woas nit, espressioni dialettali che significano “diventare cavalleggero” e “non so”. Quando gli diedero una penna, l’unica cosa che scrisse, e che sapeva scrivere, era il suo nome: Kaspar Hauser. Fu preso sin da subito per un impostore e un furbo. Per questo venne rinchiuso nel carcere di Norimberga, dove divenne una sorta di curiosità cittadina. Tra i curiosi, vi fu il barone von Feuerbach, l’unico che prestò autentica attenzione al fenomeno del giovane selvatico. Scrisse un libro che fondò la leggenda di Kaspar Hauser. Il ragazzo seppur selvatico e analfabeta sembrava avere doti naturali e un carattere nobile. Il barone avanzò la tesi che il giovane fosse il figlio di una nobile famiglia fatto sparire in tenera età per escluderlo dall’asse ereditario. Grazie all’intercessione di von Feuerbach, Kaspar Hauser fu indirizzato a un tutore che gli insegnò a leggere e scrivere. Fu così che si apprese, per penna dello stesso Hauser, la sua storia che lo vede segregato per anni sotto terra, al buio, senza mai vedere essere umano, unici compagni due cavallucci e un cane di legno. Poco prima di trovare la libertà, uno sconosciuto a lui mai rivelatosi gli insegnò a scrivere il suo nome.

Alle 22,45 sarà proposto l’ultimo film di Gabriele Salvatores “Educazione siberiana” con John Malkovich, dall’omonimo libro di culto.

In Sala 4 si inizia alle ore 17, 30 con la personale Tornatore ed il suo “La sconosciuta“: di Irena non si sa molto, solo che è arrivata in Italia dall’Ucraina. O forse è tornata, dopo alcuni anni, per chiudere un conto. Con l’aiuto di un portinaio interessato trova lavoro presso la famiglia Adacher, una coppia di orafi con una figlia affetta da una cronica incapacità di difendersi. Irena si occupa della piccola, la conquista e le insegna a reagire. Sembra cominciare a trovar pace, ma ecco che si ripresenta il male che ha deciso del suo passato e che ha le sembianze dell’aguzzino Muffa…

Alle 20. 30 replica del film di Luigi Lo Cascio “La città ideale“.

Alle 22,45 grande cinema polacco con “Le nozze” di Andrzej Wajda: ‘900, a Bronowice, vicino a Cracovia. Una festa nuziale: un poeta sposa una contadina. Nel corso della notte gli invitati di ogni ceto sociale mangiano, bevono, ballano, si tormentano con i ricordi del passato, parlano con i loro “doppi” spettrali. Aspettano qualcosa o qualcuno che cambi la loro vita. Attendono l’alba della riscossa politica. Tratto dall’omonimo dramma in versi (1901) del poeta e pittore Stanislaw Wyspianski.

In Sala 3 i primi due appuntamenti sono dedicati alle famiglie. Alle ore 16,30 il bellissimo film d’animazione “Ernest e Celestine” di Renner, Patar e Aubier: nel mondo degli orsi è impossibile fare amicizia con un topolino. La diffidenza è ai massimi livelli. Peraltro nel mondo sotterraneo dei topi l’orso rappresenta il peggiore dei pericoli che si possano incontrare. Inoltre il futuro dei più piccoli è già segnato. Dovranno tutti accedere alla professione più necessaria: il dentista….

Alle  18,15 proiezione 3D per “Il grande e potente Oz” di Sam Raimi.

Alle 20,45 a tutta musica con “La febbre del sabato sera” di John Badam: giovani semiproletari italoamericani di Brooklyn vivono in funzione del sabato sera per ballare in discoteca la disco-music. John Travolta è Tony Manero.

Infine alle 23.00 sarà presentato “American Graffiti” di George Lucas: estate 1962. California. Una molteplicità di personaggi (tra cui emergono quattro caratteri) si incrocia nel corso di una notte alla ricerca di una felicità che sembra sempre sul punto di esser colta e che sfugge continuamente di mano. Dei quattro, alla fine, ci è dato di conoscere il futuro: uno morirà in un incidente stradale, uno diventerà scrittore, un altro sarà dato per disperso in Vietnam mentre il quarto farà l’assicuratore. Nel 1973 Hollywood scopre il bisogno di mostrare alla generazione della contestazione nei Campus l’immagine della gioventù dei fratelli maggiori. Lo fa con un film che sfugge alla retorica pur non rinunciando alla nostalgia. Questa emerge, in particolare, dalla colonna sonora selezionata da Walter Murch che ripercorre, con il pretesto di una radio locale su cui tutti si sintonizzano, gli ultimi anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta attraverso le top-hit più famose. Imitato a più riprese, il film di Lucas rimane inviolato e insuperato.

E veniamo al programma del Flaiano Film Festival di domenica 30 giugno (sempre al Multiplex Arca).

In Sala 5 alle 20,00 l’ultimo film di Baz Luhrmann, “Il grande Gatsby” con Leonardo Di Caprio: dopo quello che è universalmente riconosciuto come un terribile passo falso, quello di Australia, Baz Luhrmann recupera lo spirito flamboyant di Moulin Rouge!, riproponendo anche la medesima struttura drammatica all’adattamento del celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Così facendo, il regista australiano dimostra non solo di avere una grande passione per le stagioni di allegria smodata e (in)consciamente decadente  (lì la Belle Epoque, qui i Roaring Twenties) ma anche una fissazione per la messa in scena caleidoscopica e per le cornici “letterarie”. Nel suo film infatti, Nick Carraway diventa un vero e proprio scrittore, narratore e chiaro alter ego di Fitzgerald, spettatore – e non protagonista come il Christian di Ewan McGregor – di una storia d’amore e delle sue infinite tribolazioni; di un mondo vorticoso e in divenire teso ad un finale tragico, involuto e passatista Il regista, che si regala perfino un cammeo, rispetta la vera natura del romanzo che lo ispira, cambiandola però di segno: lascia soggiaciente la vena sociale cupa e dolorosa mentre esalta il piano privato e sentimentale.

Alle 18,00 per il concorso italiano “The Lithium Conspiracy” di Davide Marengo (Ingresso libero): la bella e spietata Cecilia Schwartz (Carolina Crescentini) assume la direzione della Banca Lario dopo l’acquisizione da parte della Newlight, una banca d’affari internazionale. Il suo arrivo sconvolge la vita del giovane e ironico avvocato di provincia Giulio Rovedo…

Alle 22,45 “Blue Valentine” di Derek Cianfrance: Dean e Cindy si sono incontrati per caso, si sono amati tanto, hanno fatto una famiglia felice ma ora l’amore li ha lasciati e loro stanno per fare altrettanto, l’uno con l’altro. Mentre si concedono forse l’ultima notte insieme, nella “camera del futuro” di un motel a ore, ricordano quel che c’è stato, quello che hanno avuto e che non c’è più.  C’è Ryan Gosling.

In Sala 4 si prosegue con l’omaggio a Giuseppe Tornatore ed il suo “Malena” alle 17,30.

Alle ore 20,30  replica de “La leggenda di Kaspar Hauser” di Davide Manuli (Ingresso libero).

Alle 22,45 cinema polacco con “Repulsion” di Roman Polanski: Repulsione, ovvero storia di una nevrosi, quella di Carol Ledoux, avvenente estetista ossessionata dagli uomini. Il secondo lungometraggio di Roman Polanski, il primo girato fuori dalla Polonia, è una lenta discesa di una donna verso la follia più estrema. Dall’occhio atterrito di Carol adulta che fa da sfondo ai titoli di testa fino ad arrivare all’occhio diabolico della bambina che è stata, nel finale, Polanski registra un tortuoso percorso in una psiche sempre più disturbata. E lo ambienta tra le quattro mura (crepate) di un appartamento, luogo chiuso, tetro e claustrofobico che spesso di qui in avanti sarà teatro delle ossessioni e delle allucinazioni dei suoi personaggi futuri.

In Sala 3 alle 17,00 viene proposto “Lo Hobbit” di Peter Jackson dall’omonimo romanzo di Tolkien.

Alle ore 20,30, da non perdere “Cirque du Soleil-Mondi lontani” in 3D in collaborazione con Funambolika: girando in una fiera di paese, una ragazza viene avvicinata da un clown che le porge il volantino pubblicitario dello spettacolo di un trapezista. Entrata nel tendone in cui questi si esibisce, durante lo show scambia con lui uno sguardo di intesa che lo distrae facendolo cadere. La caduta provoca un passaggio dimensionale e i due si trovano coinvolti in diversi “scenari”, ovvero diverse rappresentazioni spettacolari all’interno delle quali si inseguono cercando di trovarsi fino al congiungimento finale, anch’esso nella forma di uno spettacolo. Periodicamente il Cirque du Soleil passa sul grande schermo con versioni riprese in grande stile degli spettacoli che hanno già avuto successo in tutto il mondo. In totale sono ormai 35 le produzioni per cinema e televisione che dal 1988 hanno avuto al centro gli spettacoli della compagnia, sia nella forma del dietro le quinte, che del documentario che infine della ripresa dello spettacolo stesso. Mondi lontani è la prima di queste produzioni in 3D e in grandissimo stile, realizzata con la consulenza di James Cameron e aggregando numeri e trovate da 7 spettacoli diversi tra quelli messi in scena a Las Vegas (O, Mystère, Kà, Love, Zumanity, Viva Elvis e Criss Angel Believe).

Infine alle 22,45 a tutto musical con il cult “Jesus Christ Superstar”di Norman Jewison, tratto dal più famoso dei musical che l’inglese Andrew Lloyd Webber compose su libretti di Tom Rice in forma di opera rock per le scene londinesi e che ebbe un grande successo anche a Broadway. È ispirato alla vita di Gesù di Nazareth, rievocata da giovani turisti in Israele.

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