VASCO ALLA SCALA

Manca poco al debutto colto del Blasco, pensate un po’, al Teatro della Scala di Milano. Succederà sabato 31, e lui ne va particolarmente fiero, anche per l’opportunità connessa di reinventarsi, di sublimare il suo canzoniere, come dargli torto. Fugati, pare, tutti quei guai di salute che hanno funestato il suo 2011, Vasco Rossi debutta sabato nel leggendario teatro milanese con lo spettacolo “L’altra metà del cielo”. Danza, musica e teatro insieme, in onore delle diverse figure femminili che il rocker di Zocca ha  posto spesso al centro delle sue canzoni, in trent’anni e rotti di carriera. Venerdì, alle prove generali, dovrebbe materializzarsi lui stesso in carne e ossa.

L’altra metà del cielo” sarà in scena fino al 13 aprile; le coreografie, semplici ma scintillanti, saranno curate da Martha Clarke. E da questo spettacolo-evento Vasco ricaverà anche un disco, di tredici canzoni.

L’imprimatur drammaturgico è del Blasco medesimo: il Nostro ha immaginato una storia in cui la donna, dall’adolescenza alla maturità, vive in tre personaggi – Albachiara, Silvia, Susanna – che inglobano tutte le sfumature dell’universo femminile cantate nella sua lunga carriera. E sulle nuove risonanze conferite alle sue canzoni, rilette e arrangiate per orchestra, il corpo di ballo si muoverà guidato da Martha Clarke, pluripremiata coreografa e regista poliedrica, ironica, stravagante e aperta alla contaminazione dei linguaggi.

L’orchestrazione è di Celso Valli che a Bologna ha registrato le musiche; i costumi sono di Nanà Cecchi. Valli e Vasco si sono cimentati in un’ibridazione inedita per l’artista emiliano: fondere rock e classica. Sostiene Martha Clarke:  ”I temi delle canzoni di Vasco sono nuovi e universali: parlano di amore, perdita, sessualità, crescita. Ci stiamo lavorando partendo da zero con un corpo di ballo: sono fantastici, desiderosi di provare cose nuove. Stiamo uscendo dagli idiomi del balletto per cercare un vocabolario che scaturisca dalle canzoni e non dal balletto classico. Il mio lavoro è far esprimere loro ciò che suscitano le canzoni, un lavoro dunque impostato sulle immagini, movimenti del corpo basati quasi sulla recitazione”.

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