QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO, E PARTE LA STAGIONE TEATRALE

Inaugurazione d’eccezione, stasera alle 21 al Circus, con repliche domani  alle 17 e alle 21,
della 47esima Stagione Teatrale della Società del Teatro e della Musica: torna a Pescara – dopo un lungo periodo di assenza dai nostri palcoscenici – un grande interprete del teatro italiano: Mariano Rigillo impegnato, insieme ad Anna Teresa Rossini, nel capolavoro di Luigi Pirandello «Questa sera si recita a soggetto». Il lavoro vedrà in scena, oltre ai già citati Rigillo e Rossini, Giacinto Palmarini, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Carla Ferraro, Andrea Nicolini, Fabrizio Vona, Francesco Di Trio, Serena Marinelli, Federica Marchettini, Salvatore Rancatore, Simone Vaio, Eleonora Tiberia, Gabriele Geri, Beatrice Coppolino. Le scene sono di Andrea Bianchi/Forlani, i costumi di Marta Crisolini Malatesta, le musiche di Alessandro Panatteri. La regia è curata da Ferdinando Ceriani.
«Una grande struttura funambolica in perenne equilibrio tra illusione e verità che può riassumersi in questa breve esclamazione: tutto il teatro recita. Questa breve, lapidaria, affermazione è una sintesi perfetta delle emozioni che si provano rileggendo l’opera: una prepotente dialettica di suoni, di luci, di colori, di passioni elementari. Giovanni Macchia, in un suo saggio, non esita ad accostarla ai mystères medievali o alle feste carnevalesche dove la realtà veniva sovvertita a favore di un nuovo ordine liberatorio. E, per certi versi, è ciò che avviene in questa commedia “dei conflitti” dove all’autore si sostituisce l’egemonia del regista, poi degli attori, poi del pubblico e infine dei personaggi stessi (… in cerca di un autore?) che prendono il sopravvento. E’ un trionfo dell’arte scenica che vede protagonisti non soltanto gli interpreti di questa storia ma anche le luci, i palchi, la platea, il sipario (Pirandello, nelle sue didascalie, lo muove continuamente, lo fa alzare e calare a ogni scena, a ogni interruzione; lo usa come spartifuoco tra pubblico e palcoscenico) e che si compie pienamente nel terzo atto dove, quasi per scommessa, l’autore riesce a commuoverci con una delle più tragiche e strazianti scene di teatro anche se l’artificio teatrale viene preparato sotto i nostri occhi, nel momento stesso in cui gli attori stanno per divenire dei personaggi! Allora ti accorgi che forse la commedia e’ proprio questa: un gioco di equilibrismi su due tavoli da gioco: svelare la macchina dell’ interpretazione e, contemporaneamente, esaltarne le potenzialità evocatrici (espressive?), un montare e smontare la macchina scenica, una sorta di “torneo di scacchi giocato tra Diderot e Stanislavskij” come ci suggerisce, con ironia, Giuseppe Patroni Griffi. E questo delicatissimo meccanismo scenico è anche figlio di quella Germania, di quella Berlino in cui viveva Pirandello. Siamo in piena repubblica di Weimar, al centro della rivoluzione culturale dell’epoca, da dove e’ partito Gropius, la grande cinematografia tedesca, in cui si affermano l’espressionismo e il teatro di Bertolt Brecht e Kurt Weill. E queste prime annotazioni sono tutti tasselli di un mosaico più ampio che di nuovo ci porta a quel “Tutto il teatro recita!”, sintesi perfetta di una straordinaria macchina teatrale che, forse, non è altro che un potente affresco della vita, grottesca e drammatica. “La vita, o la si vive o la si scrive” diceva Pirandello. Noi, con questo testo, la portiamo in scena».

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