Metti il Re Lear in vacanza a Riccione

Giovedì 19, alle 21, nell’incantevole Teatro Fenaroli di Lanciano, i Teatri Randagi presentano “Lear è re”,  commedia anglo-romagnola, di Tinin Mantegazza, Giovanni Nadiani, Giampiero Pizzol. Con Giampiero Pizzol, Giampiero Bartolini, Teodoro Bonci del Bene. Musiche di Marco Versari. La regia è di Angelo Generali.
Che dire di Tinin Mantegazza, che ha attraversato autorevolmente la cultura italiana dagli anni ’50 in poi, come umorista con disegni, vignette, dipinti; come teatrante con la creazione di pupazzi e personaggi; come regista e autore televisivo con programmi, striscie, cartoon; e, last but not least, come sperimentatore ardimentoso di linguaggi fin dai tempi mitici della Milano di Gaber, Dario Fo, Cochi e Renato ? Oggi questo poliedrico artista sospeso tra poesia e umorismo, innamorato del mare adriatico e della Romagna, ha deciso di lanciare un’altra sfida alla cultura teatrale: uno Shakespeare in salsa dialettale romagnolo. E qui il testimone passa a Giovanni Nadiani , pluridecorato poeta e scrittore che trova nel dialetto la fonte ispiratrice di molte delle sue opere, sull’ideale scia di Guerra, Baldini, Pedretti e di altri poeti contemporanei capaci di sposare la lirica alla lingua popolare, ai fatti e misfatti quotidiani e anche alle lingue straniere, in questo caso l’ inglese del Bardo. Ma passare dal testo alla scena e saltare dall’italiano all’inglese, e dal dialetto marinaro a quello montanaro, è una impresa che solo un commediante può arrischiare. Così ecco spuntare il mestiere di Giampiero Pizzol, comico di Zelig, attore e autore di personaggi e di commedie popolari che celebrano la Romagna nelle sue più surreali, malinconiche, esilaranti sfaccettature. Così la tragedia del Re Lear, a detta di molti critici la più possente e compiuta di tutta l’ opera di Shakespeare, trova nuovi interpreti e si nutre delle tragicomiche vicende di uno dei tanti anziani solitari, abbandonati dalla famiglia e deprivati della casa. E la storia si intreccia con quella della Riviera romagnola contaminata prima dalla guerra, poi dalle orde di turisti, passata dalla miseria alla ricchezza, dalla civiltà tradizionale al consumismo moderno. Ma il Re non è solo, attorno a lui brulica tutta una corte di personaggi che arricchiscono la fauna teatrale dell’ opera, e trasformano la tragedia in commedia: l’estro di Giampiero Bartolini dà vita a figure maschili e femminili, a buffoni di corte e avvocati di cause sballate, mentre la verve di Teodoro Bonci del Bene, primo diplomato italiano alla Scuola d’ Arte Drammatica di Mosca, tira le fila della trama shakespeariana della vicenda che si sovrappone teatralmente alla vita. Le musiche originali di Marco Versari contribuiscono a questa alternanza serrata di climi. Solo la regia di Angelo Generali, bolognese di provata esperienza ed elaboratore provetto di testi popolari, può imbrigliare siffatti purosangue romagnoli, e guidarli al galoppo sulla pista di questo circo della vita e della morte.

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