IL MONDO PIÙ UMANO DI RENÉ BURRI, FOTOGRAFO

Fino all’18 settembre a Verona, presso il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri – Cortile del Tribunale,

sul solco dell’evento 2012 consacrato al percorso febbrile e inquieto di Robert Capa,

sarà possibile visitare una bellissima Mostra dedicata a René Burri, splendido ottantenne, tra i più grandi fotoreporter della seconda parte del Novecento (ma è stato anche regista e artista visuale tout-court),

fotografo svizzero (e tedesco) che ha raccontato, con rigore formale e afflato umanistico e sperimentale, sempre nell’ottica di un costruttivismo dell’idealismo e della speranza sociale-passando per l’arte,  la storia e i personaggi del ventesimo secolo.

Noi di Ozio Magazine l’abbiamo visitata domenica pomeriggio, attardandoci per ore, riaffiorandone arricchiti, e ricaricati di vita.

La Retrospettiva, prodotta dall’ agenzia Magnum Photos di cui Burri è peso massimo dalla metà degli anni cinquanta, curata da Hans-Michael Koetzle, è una straordinaria carrellata del suo modo di intendere l’arte del giornalismo fotografico, con oltre duecento scatti.

Rigoglioso e personale l’approccio di René Burri, distante per esempio dalla mistica del “momento decisivo” postulata da Henry Cartier-Bresson, o da quelle che l’immenso Roland Barthes definiva “shock photos”, tenendosi quindi sempre un passo indietro rispetto agli avamposti di guerra.

Con la sua inseparabile Leica,ha viaggiato senza soluzione di continuità, per testimoniare il mondo, i fatti nel loro accadere, in maniera sottile e allegorica e giammai esageratamente nuda e cruda; con realismo sì, ma sempre un po’  “magico”.

Testimoniando le guerre di Corea e del Vietnam, la crisi di Cuba con gli Stati Uniti e ritraendo alcune delle personalità più influenti del XX secolo: straordinari i suoi reportage su Picasso al lavoro, Le Corbusier e Giacometti. Anche se i suoi scatti più famosi restano quelli di Che Guevara.

Non esiste una sola foto di Burri che non suggerisca l’esistenza possibile di un mondo più umano.

(La foto in basso è di Gino Begotti).

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