FARE VEDERE ARTE A 2500 METRI DI ALTEZZA

Un evento molto particolare, un classico unicum, di quel genere di eventi che rilasciano spore di suggestioni a lunghissima scadenza,

è in programma stasera alle 21 in alta quota, a 2433 metri di altezza, dalle parti di Pietracamela, presso il Rifugio Franchetti, sul Gran Sasso d’Italia.

Una video-installazione di Marco Marzuoli,

in collaborazione con Enzo De Leonibus, del Museolaboratorio di Città Sant’Angelo, con il contributo critico di Domenico Spinosa.

La prenotazione è obbligatoria, a questi numeri: 0861-959634/333-2324474.

“A volte ritornano e finalmente concediamo loro il giusto spazio. Ma dura appena un attimo, tanto siamo distratti dal nostro tempo presente. Sono “le voci di dentro”, per rifarci al felice titolo della commedia di Eduardo De Filippo, quelle che avvertiamo e con cui spesso non riusciamo ad aprirci. Quasi un rifugio nel silenzio che inaugura nuovi scenari e nuove atmosfere. O un riparo nei sogni che, come i film, “sono fatti della stessa materia”. E si giunge in una dimensione dove viviamo in assenza del presente, dove ogni movimento è in sé, si risolve in eterna modificazione e incessante evolversi delle cose. Da una parte, vale un principio, puramente metafisico, di deciso distacco dall’empiria della vita, dall’altra, l’evidenza materiale è tanto istantanea e pregnante da essere esclusiva ed estrema allo stesso modo. I singoli momenti, che confluiscono gli uni nell’altri e che vengono così a determinare la successione dei paesaggi dalla memoria interiore, si trovano tra di loro in un rapporto di sequenza immediata che esclude momenti di transizione. La loro connessione non è di tipo causale. Tutto è possibile, dove però questa categoria della possibilità non vale più come categoria contrapposta a quella della realtà. Possibilità e realtà di fatto vengono poste sullo stesso piano, si identificano. Tutto ci sembra più abitabile, più prossimo. La ricerca di Marco Marzuoli, che con questa istallazione-videomusicale conosce un primo punto d’arrivo, sembra proprio condurci con mano verso questo ascolto che non può che farsi, nuovamente, occasione di esperire noi stessi come tabulae rasae”

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