Nel cuore della Tenuta di Artimino, all’interno della storica Villa La Ferdinanda, sopra Firenze, è stata presentata la Fondazione Giuseppe Olmo, un’iniziativa promossa dalla famiglia Olmo con l’obiettivo di diffondere cultura, sostenere l’innovazione e valorizzare il patrimonio storico, artistico e ambientale.
La Fondazione, riconosciuta come Ente del Terzo Settore, nasce per custodire e tramandare l’eredità di Giuseppe Olmo, figura simbolo del Novecento italiano, campione di ciclismo e atleta olimpico, imprenditore visionario e filantropo. Il progetto si pone come un ponte tra passato e futuro, capace di coniugare tradizione e innovazione, cultura e impresa.
La creazione della Fondazione rappresenta un passaggio fondamentale per la famiglia Olmo che da generazioni è protagonista nel panorama industriale italiano e internazionale. L’intento è quello di valorizzare la storia dell’azienda e del suo fondatore, promuovendo iniziative culturali, sociali e di mecenatismo che ne rispecchino i principi e la visione. A sottolinearlo è stata la presidente Annabella Pascale: “Un testimone affidato a ognuno di noi per continuare a valorizzare la storia iniziata da mio nonno Giuseppe Olmo, oggi divenuta una grande eredità valoriale, industriale e culturale italiana”.
L’attività della neonata Fondazione si svilupperà in due specifiche aree tematiche: area dell’innovazione industriale e della cultura d’impresa, e area dell’innovazione e della cultura del territorio.
E in linea con la tradizione della Tenuta di Artimino, che ha radici secolari nella produzione vinicola, sarà promotrice anche della ricerca agroalimentare e vitivinicola, dando sostegno alla biodiversità e alla tutela ambientale.
La Fondazione si articola in una struttura organizzativa dinamica, su un modello hub & speak che permette di coordinare attività e progetti in sinergia con istituzioni, aziende e centri di ricerca.
Il consiglio di amministrazione, nominato dalla famiglia Olmo e di cui sono parte i consiglieri Francesco Spotorno Olmo e Filippo Olmo, è composto da esponenti del mondo accademico, culturale e imprenditoriale.
La commissione “Cultura del territorio” è affidata alla direzione del prof. Attilio Scienza, e “Cultura d’impresa” alla direzione del dott. Franco Achilli. Gli organi direttivi della Fondazione comprendono il Comitato di orientamento coordinato dal dott. Vincenzo Ercolino.
Il primo appuntamento sarà realizzato in collaborazione con La Milanesiana di Elisabetta Sgarbi, il 30 Maggio ad Artimino, a Villa La Ferdinanda, con una tappa del suo calendario dedicato a musica, arte e letteratura.
La sede della Fondazione Giuseppe Olmo è situata nella magnifica Villa La Ferdinanda, conosciuta anche come Villa dei Cento Camini, costruita nel 1596 su progetto di Bernardo Buontalenti per volere del Granduca Ferdinando I de’ Medici. Qui visse Galileo Galilei, precettore del figlio di Ferdinando I.
Dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco, la villa domina il vasto territorio della Tenuta di Artimino, un’area di straordinaria ricchezza storica e paesaggistica.
Acquistata da Giuseppe Olmo nel 1989, dopo oltre 10 anni di restauri, la Villa e tutta la Tenuta di Artimino sono oggi un simbolo dell’impegno della famiglia nella valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale.
LA STORIA DI GIUSEPPE OLMO
Nato a Celle Ligure nel 1911 da una famiglia di cinque figli, soprannominato Gepin, comincia da bambino la sua passione di ciclista correndo in bici sulle strade tra Celle Ligure e Savona. A vent’anni Olmo è già campione italiano e argento ai Mondiali dilettanti del 1931; a 21 anni vince la medaglia d’oro olimpica a squadre a Los Angeles nel 1932. Professionista dal 1933 al 1942, vinse due Milano-Sanremo nel 1935 e 1938, il titolo nazionale nel 1936 e venti tappe del Giro d’Italia. Nel 1935 conquistò il record dell’ora infrangendo il muro dei 45 chilometri orari.
Un campione capace di pedalare accanto (e spesso davanti) ai grandissimi del ciclismo: Girardengo, Binda, Guerra, Bartali e un giovanissimo Fausto Coppi.
Ben presto comincia però anche la sua storia di imprenditore: da tempo voleva costruirsi le sue bici e nel ’39 crea la Olmo Cicli, a Celle Ligure. Poi, con la guerra, mentre tutti scappano dalle città, si trasferisce a Milano con la sua officina, che poi riporterà a Celle. Dopo la guerra i suoi studi sulle gomme lo portano in Sudamerica per approfondire la produzione di caucciù e negli anni seguenti comincia la produzione di pneumatici, tubolari e materiali sintetici. Nel 1955, inizia a produrre i primi poliuretani e successivamente le schiume per imbottiture, pronto per soddisfare le grandi richieste del mondo dell’arredamento e dell’auto. Il nuovo Gruppo Olmo intuisce tutte le potenzialità del nuovo materiale utilizzando tecnologie produttive d’avanguardia. Negli anni ’60, con il boom dei poliuretani, l’azienda diventa il primo produttore in Italia e uno dei più importanti a livello internazionale. Giuseppe Olmo è venuto a mancare nel 1992.
IL GRUPPO OLMO
La storia del gruppo che fa capo alla famiglia Olmo è lo specchio dell’ingegno e dell’intraprendenza del suo fondatore,
La Olmo Giuseppe S.p.A., realtà industriale leader nella produzione di poliuretani espansi flessibili, ne rappresenta un significativo esempio.
La Toscana Gomma S.p.A è specializzata invece nella produzione industriale di poliestere in blocchi e rotoli, nella produzione con stampaggio a freddo di sedili per il settore automotive e guanciali modellati per il bedding e sistemi di polioli per le società correlate.
La Olmo Biciclette, capostipite dell’impero creato da Giuseppe Olmo, presenta una gamma completa di biciclette racing, mountain bike e city.
Negli anni ’80, il gruppo guarda al mondo del turismo acquisendo il comprensorio sciistico di Piani di Bobbio Valtorta Artavaggio, i Piani d’Erna, Pian delle Betulle e anche Valtorta, in Valsassina, Piazzatorre, in Val Brembana.
La Tenuta di Artemino.
Forte di un’enorme fiducia nel valore della terra, nella cultura del vino oltre a essere innamorato del patrimonio artistico italiano Giuseppe Olmo, nel 1989, acquistò la Tenuta di Artimino – oltre 732 ettari prevalentemente coperti da una distesa di vigneti e uliveti, una villa medicea, un borgo medievale – e avviò l’enorme opera di recupero. La villa era stata bombardata, doveva essere ristrutturata, così come il borgo e le altre strutture. Ci vollero più di 10 anni di lavori per riportare allo splendore un gioiello con millenni di storia.
Artimino era già abitata in epoca etrusca – dagli scavi sono emerse due tombe, ancora visitabili e un patrimonio di reperti ora esposti nel piccolo museo, nel borgo medievale. E poi c’è la sopraccitata Villa medicea.