Ultimo giorno di programmazione del Flaiano Film Festival, al cinema Massimo di Pescara: domani sera al teatro d’Annunzio, invece, la classica cerimonia finale di gala.
In Sala 1, in prima serata, intorno alle 20.45, sarà proiettato “L’Industriale” alla presenza del regista Giuliano Montaldo: proprietario di una fabbrica ad un passo dal fallimento, l’ingegnere quarantenne Nicola Ranieri non può più ottenere prestiti bancari per tamponare la situazione. Se la procedura di una salvifica join venture con una compagnia tedesca è sempre più incerta, per caparbietà e orgoglio rifiuta anche quell’aiuto economico della ricca suocera che potrebbe salvarlo. Mentre gli operai dimostrano comprensibile preoccupazione per il loro futuro, la moglie Laura appare sempre più distante. L’industriale comincia così a nutrire dubbi sulla fedeltà della consorte e si mette a pedinare ogni sua mossa.
A tre anni da I demoni di San Pietroburgo, ultimo lungometraggio di finzione di una carriera registica cinquantennale, Giuliano Montaldo torna al cinema con un lavoro teso, suggestivo e azzeccato nella sua adesione alla storia contemporanea del Paese. L’Italia mostrata è, infatti, quella della grande crisi economica degli ultimi anni, terra degli imprenditori travolti dal fallimento e del denaro che brucia. Calato nella notevole fotografia di Arnaldo Catinari – plumbea, fredda, grigissima – questo racconto che conferma l’impegno civile dell’autore è dotato di apprezzabili evoluzioni, di graffianti riavvii e precise notazioni in grado di tenere desta l’attenzione fino all’ambiguo finale. Prima della proiezione Giuliano Montaldo consegnerà gli attestati di frequenza relativi ai Corsi della Scuola di Cinema del Medio Adriatico “Ennio Flaiano” tenuti nella scorsa primavera.
Il programma della giornata prevede anche la proiezione di “Shakespeare in Love” alle 18,00. Il film è sceneggiato da Tom Stoppard, Premio Internazionale Flaiano per la Cultura 2012 e per il quale ha ricevuto l’Oscar: Londra, estate 1593. William Shakespeare (1564-1616) è in crisi creativa. Incontra la giovanissima Lady Viola che, patita di teatro, gli si presenta travestita da maschietto, ottenendo la parte di Romeo in un dramma d’amore ambientato a Verona, ancora in fase di scrittura. I due s’innamorano. Will finisce Romeo and Juliet. È un trionfo, propiziato dalla regina Elisabetta, vera dea ex machina del film. Scritto da Marc Norman e riscritto da Tom Stoppard, ha avuto 3 Globi d’oro, 13 nomine ai premi Oscar, 7 statuette (film, sceneggiatura, G. Paltrow, J. Dench, scene, costumi, musica per commedia) e un successo internazionale di pubblico. Al di là del lusso spettacolare e della presa emotiva sullo spettatore, specialmente nella seconda parte, è un film di libera e sovrana invenzione; è un film postmoderno, dove Shakespeare è raccontato come uno sceneggiatore del ‘900; c’è una pittoresca descrizione del mondo del teatro elisabettiano con gli scambi tra realtà e finzione, i rapporti tra pubblico, teatro, impresari, drammaturghi, attori e Shakespeare raccontato come poeta borghese, commediografo, attore, impresario, regista.
In Sala 2 alle 18,30 sarà proiettato “Il sorpasso” di Dino Risi, a cinquant’anni dall’uscita: il giorno di Ferragosto due occasionali amici, uno studente universitario un po’ timido e un quarantenne immaturo, passano assieme la giornata spostandosi con l’auto. Le ore passano veloci in un susseguirsi di episodi tragicomici, fino all’epilogo inatteso e drammatico: la morte dello studente causata dall’incoscienza dell’altro. Si tratta di un autentico cult movie, tra i pochi che può vantare il cinema italiano del dopoguerra. Un’intuizione geniale è all’origine del film, che può essere definito un road movie; il confronto di due generazioni nel territorio neutro di una giornata di vacanza. La complementarietà dei caratteri dei due protagonisti è un supporto dalle solide basi. La sceneggiatura di Scola, Risi e Maccari è in perfetto equilibrio tra la commedia all’italiana e il dramma sociale, questo appena accennato con alcune allarmanti sequenze disseminate nel film e concluso nell’impietoso finale. Il cialtronesco Gassman, finalmente libero, come lui stesso ammette, dai vincoli delle caratterizzazioni, dai ghigni classicheggianti, esprime in alcune sequenze la sua dirompente fisicità.
In Sala 3 alle 18,30 omaggio a Michelangelo Antonioni, a cento anni dalla nascita, con “Le amiche”: Clelia, direttrice di un atelier di moda a Torino, si trova coinvolta in un intrigo futile e tragico di amicizie, amori, rivalità che comprende altre quattro donne e due uomini. Una delle quattro si suicida. Dal racconto Tra donne sole (in La bella estate, 1949) di Cesare Pavese sceneggiato con Suso Cecchi D’Amico e Alba De Céspedes. Una bella galleria di caratteri femminili, visti sullo sfondo della Torino borghese, raccontati in termini di un aspro, intenso realismo psicologico.