ULTIMO TANGO AL FLAIANO

Oggi il Flaiano Film Festival, in corso presso il cinema Massimo di Pescara, si aprirà in Sala 1 alle 18,00 con l’omaggio a Billy Wilder. Verrà proiettato “Baciami, stupido”: compositore vorrebbe lanciare una sua canzone attraverso un celebre cantante suo ospite per caso. Fa passare una prostituta per sua moglie e gliela butta tra le braccia. Poi, però, ha paura di rimetterci la moglie vera. Commedia cinica fondata sulla struttura degli equivoci. È il film più segreto, feroce e meno capito di Wilder che si diverte a fustigare sapidamente e con cattiveria il sistema in cui vive. Dalla commedia L’ora della fantasia (1944) di Anna Bonacci.

Alle 20,15 è la volta di Tim Burton e del suo ultimo film “Dark Shadows”: A metà del XIII° secolo, i coniugi Collins e il figlioletto Barnabas salpano dall’Inghilterra alla volta del Maine, dove avviano un impero commerciale e favoriscono la nascita di una cittadina che porta il loro nome: Collinsport. Anni dopo, Barnabas è un giovin signore ricco e di bell’aspetto, che s’innamora perdutamente della dolce Josette e infrange così il cuore di Angelique Bouchard, che lo aveva servito e adorato. Assetata di vendetta, Angelique, che è una potente strega, lo tramuta in vampiro e lo fa seppellire vivo. Al suo risveglio, nel 1972, Barnabas scopre che il suo maniero e la sua famiglia sono andati in rovina e che l’intera città vive nel mito dell’intraprendente Angie, imprenditrice di successo e vecchia conoscenza di Barnabas. Basandosi su una sceneggiatura di Seth Grahame-Smith (l’autore di “Orgoglio e Pregiudizio e Zombie”) e sulla serie televisiva di Dan Curtis (1966-1971), Tim Burton realizza con Dark Shadows un film visivamente ricchissimo ma anche pieno di “spirito”. Se del regista si è soliti apprezzare la passione per l’inconsueto, questa incursione nel terreno dei vampiri, che dire di moda è dire poco, può lasciare esitanti, ma non solo Burton con questo lavoro torna “a casa”, ma dimostra ad ogni inquadratura di essere superiore alle mode, anzi, ad esser precisi, di trovarle curiose.

Alle 22,45 Michael Fassbender è il protagonista assoluto di “Shame” di Steve McQueen: Brandon ha un problema di dipendenza dal sesso che gli impedisce di condurre una relazione sentimentale sana e lo imprigiona in una spirale di varie altre dipendenze. Nulla traspare all’esterno: Brandon ha un appartamento elegante, un buon lavoro ed è un uomo affascinante che non ha difficoltà a piacere alle donne. Al suo interno, però, è un inferno di pulsioni compulsive. Va ancora peggio alla sorella Sissy, bella e sexy, ma più giovane e fragile, la quale passa da una dipendenza affettiva ad un’altra ed è sempre più incapace di badare a se stessa o di controllarsi.
Dopo aver colpito indelebilmente gli occhi di chi ha visto il suo primo film, Hunger, colpevolmente non distribuito in Italia, il videoartista britannico Steve McQueen richiama con sé Michael Fassbender come protagonista di Shame, un film che è altrettanto politico, nelle intenzioni, per quanto non lo sia esplicitamente nel soggetto (com’era invece per la vicenda di Bobby Sands).

In Sala 2 alle 18,30 il consueto appuntamento dedicato al Concorso italiano. In programma “Tarda estate” di De Angelis e Di Trapani che verrà replicato alle ore 22,45: in un osservatorio astronomico vengono proiettate immagini delle stelle Vega e Altair. Una voce femminile rievoca la leggenda di una sfortunata coppia di amanti, condannati a vivere separati ai lati opposti della Via Lattea. Una sola volta l’anno, però, la settima sera della settima luna, possono finalmente incontrarsi nel cielo. Kenji è un giornalista giapponese di sessant’anni che vive in Italia da molto tempo. Da alcune analisi, scopre di essere malato. Nel frattempo, il redattore del giornale per cui lavora gli affida un reportage sul Giappone, da cui manca ormai da trent’anni.

Alle ore 20,30 omaggio a Bernardo Bertolucci con “Ultimo tango a Parigi” a quarant’anni dall’uscita: un uomo, rimasto vedovo della moglie suicida, si aggira per Parigi in preda a una irrefrenabile malinconia, dovuta, oltre che alla perdita della sua compagna, a un passato confuso e alla perdita della giovinezza. L’incontro con una giovanissima ragazza borghese e il loro fulmineo rapporto sessuale cambierà la vita di entrambi. Ma l’uomo sembra imprigionato in una sorta di ossessione erotica, che solo in un primo tempo è condivisa dalla giovane. Quando scemerà l’interesse della ragazza per quel rapporto senza futuro, questa ucciderà il suo amante. Film discusso ma non discutibile, Ultimo tango a Parigi reca l’impronta di quello che può essere considerato il vero autore del film: Marlon Brando.

In Sala 3 alle 18.30 “Maternity Blues” di Fabrizio Cattani: Clara è una giovane donna che come estrema conseguenza di una depressione post-partum ha annegato i suoi due figli. Ricoverata in un ospedale psichiatrico in Toscana, entra in contatto con una comunità di donne-Medee che hanno tutte affrontato il gesto estremo dell’infanticidio. In modo particolare, stringe rapporti con le tre compagne di stanza Eloisa, Rina e Vincenza, ognuna dotata di un carattere estremamente diverso e di una complessa fragilità. Mentre la vita nell’istituto procede fra sedute di terapia di gruppo, piccole crisi e felici momenti di festa, al di fuori Luigi, il marito di Clara, cerca lentamente di ricostruirsi un’esistenza serena pur rendendosi conto di non riuscire a smettere di amare la donna che gli ha dato e poi portato via i suoi figli. Quello della madre assassina è un tema che, pur nato nella classicità, non ha mai smesso di inquietare la nostra morale e in modo particolare la nostra cultura, per la quale l’istinto materno è ancora conditio sine qua non della femminilità.

Alle 20,45 cinema maghrebino con “Poupées d’argile” di Nouri Bouzid.

Alle ore 22,45 omaggio a Dario Argento con “L’uccello dalle piume di cristallo“: di passaggio a Roma, un giovane scrittore americano assiste al tentato omicidio di una donna. Il sospettato n. 1 è proprio lui, ma l’assassino colpisce ancora più volte e tenta di uccidere lo stesso scrittore. La polizia brancola nel buio. 1° film del 30enne Argento che conserva ancora, come nei 2 successivi, quella struttura del giallo (chi è il colpevole) che da Suspiria (1977) in poi sarà polverizzata e abbandonata per alcuni anni. Oltre alla parte visiva, affidata alla fotografia di V. Storaro, hanno grande importanza suoni, rumori, amplificazioni e distorsioni.

In Sala 4 alle ore 18,30 Carmelo Bene ed il suo “Un Amleto di meno”: dal racconto Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale che nel 1939 C. Granval trasse da Moralités imaginaires (1887) del poeta J. Laforge con J.-L. Barrault. Il principe di Danimarca è più preoccupato di affermarsi come autore drammatico a Parigi che di compiere la vendetta alla quale lo chiama il fastidioso fantasma del padre. Corteggia la prima attrice e fa dire il famoso monologo all’amico Orazio. Soprattutto grande teatrante, Bene ha rivisitato al cinema personaggi mitici rimessi in discussione come occasione per il proprio narcisismo. Colori squillanti, spesso stridenti tra loro, scenografie al limite del delirio figurativo. Esercizio di alta acrobazia stilistica e trasgressiva.

Alle 20,45 per la rassegna dedicata ai documentari, in prima visione, “Là-bas. Educazione criminale”: Yussouf è un giovane ragazzo africano con un animo da artista in cerca del denaro necessario ad acquistare un costoso macchinario con cui produrre le sue opere d’arte. Appena giunto a Napoli, trova ospitalità presso una comunità di immigrati accampata in una piccola villa a Castelvolturno, detta la Casa delle Candele perché molto spesso salta la luce. Mentre gli altri inquilini si guadagnano da vivere vendendo fazzoletti ai semafori o suonando musica per strada, Yussouf si rivolge a suo zio Moses, un potente boss del traffico di cocaina sul territorio. Questi dapprima gli trova un lavoro in un autolavaggio alle dipendenze di un padrone sfruttatore, poi lo coinvolge nello spaccio di droga per permettergli di guadagnare più soldi più in fretta.
In francese, là-bas significa lì, laggiù, e indica la distanza che ci separa da qualcosa. Per molti africani è la parola con cui identifica la lontananza dall’Europa e dalle sue prospettive. Per il regista napoletano Guido Lombardi diviene un termine chiave con cui rovesciare l’ordinaria prospettiva sulla distanza che separa gli italiani dagli immigrati. Partendo dalla strage di Castelvolturno avvenuta nel settembre 2008, in cui il Clan dei Casalesi uccise sei giovani clandestini come atto deliberato di violenza razziale e monito sul controllo dei traffici illegali legati al territorio, Lombardi concepisce un racconto di educazione criminale dove il punto di vista è unicamente quello dell’immigrato.

Per finire, sempre in sala 4, alle 22,45 verrà replicato il film “This Must Be the Place” di Paolo Sorrentino.

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