Noi siamo i giovani, i giovani, i giovani

“Non ti fidare di chiunque abbia più di trent’anni” (Jerry Rubin e Abbie Hoffman, leader del movimento hippie americano).
“Si aspetta un ingresso in società che però non avviene mai. Con la prospettiva di rimanere per sempre, paradossalmente, tragicamente giovani”  (Aldo Nove).
Alzo la persiana. Apro la finestra.
La mia cameretta si affaccia sulla strada parco. Per chi non fosse di Pescara, né di Montesilvano: la strada parco non è una strada, e non è un parco. E’ una prolungata striscia di cemento, parzialmente interdetta al traffico, e ai pakistani che vendono rose finte. Di buono la strada parco ha: ci puoi incontrare stelle nascenti della canzone d’autore italiana, come Giò Di Tonno e il tenore internazionale Piero Mazzocchetti.
Ma stamattina qualcosa di strano.
Da un po’ di tempo i miei vogliono liberarsi definitivamente di me. Dicono che sono vecchio. Dicono che, alla mia età, dovrei già avere una moglie e un figlio e un lavoro stabile. Ma se ho soltanto 32 anni.
Ora li scorgo nitidamente. Sulla strada parco. In decine di migliaia, sfilano per me.
Sembra la scena finale de ‘I cento passi’. Quel corteo smisurato e struggente. Sono venuti a salvarmi. “Maurizio sarà sempre giovane” inneggiano a gran voce.
Sono venuti a salvarmi. Questi veri giovani. Quelli senza troppe g. Quelli che finché hanno potuto, hanno resistito. Quelli eternati nel loro tempo, e nelle nostre storie.
I giovani sono un’invenzione recente, prima degli anni ’50 mica esistevano. Da allora, però, abbiamo ampiamente recuperato il tempo perduto, noi giovani.
“Maurizio sarà sempre giovane!” inneggiano dalla strada parco.
Manifestano per me cinquant’anni di gioventù, qui sotto. Scusate se è poco. Io credo a loro, di grazia. Non a chi mi invita, per il mio bene, a diventare vecchio.
Gridano lisciandosi i Levi’s 501 i teddy-boys. Smanettano le loro Lambrette i mods, vestiti in modo impeccabile. Si scontrano con i mods i rockers, giacca e pantaloni di cuoio nero, stivaloni da motociclista, ciuffo imbrillantinato. Ringhiano le Harley Davidson degli Hell’s Angels, la barba tinta di verde e rosso vivo, gli occhi nascosti dietro occhialoni arancioni, casco della Wehrmacht e tatuaggi. In girotondo gli hippie, giunti in autostop, che improvvisano una sessione di amore libero con le nonnine di ritorno dal Conad. Lanciano volantini i compagni, baffi ed eskimo, Clarks scamosciate, jeans usati e scampanati, borsa a tracolla di Tolfa rigonfia di dispense su Marx e Marcuse. “Abbasso questa società fallocentrica”, “viva il compagno schiavetto Maurizio” s’avanzano, minacciose, le femministe, sandali, foulard indiano e gonna informe a balze. Agitano P-38 giocattolo i camerati, fomentati dai Bee Gees, camicia di marca e stivali a punta rinforzata. Officiano strani riti ambigui i glam e i sorcini, carnascialeschi e androgini, e il tenore internazionale Piero Mazzocchetti, di passaggio proprio in quel momento sulla strada parco, partorisce, seduta stante, i versi della canzone per Sanremo: “Il triangolo no/non l’avevo considerato”. L’Artista, nel frattempo raggiunto da Giò Di Tonno, viene preso a sputi e colpi di pogo da un branco di punk, spilla da balia ai lobi delle orecchie, catena con lucchetto al collo, capelli tinti di viola e blu. I due vengono salvati da un principio di linciaggio da una comitiva di travoltini, completo bianco con pantaloni a zampa d’elefante, e camicia nera con colletto lungo a punta spalancato sul petto.
“Maurizio sarà sempre giovane! Maurizio sarà sempre giovane!”.
Avvisto i dark, che marciano insieme ai nerd, sbeffeggiati da una delegazione di paninari, piumino Moncler azzurro, Timberland, capelli a spazzola, cinta El Charro, “Siete troppo sfigati”, “Voi non cuccherete mai!”, ma i paninari se la squagliano non appena si materializza all’orizzonte una decina di nazi-skin, testa rasata, bomber, Doc Martens con punta rinforzata in ferro, che ascoltano techno e brandiscono spranghe, e quattro casalinghe in menopausa apparente, in piena trance da passeggiata veloce e sublimante, se ne innamorano all’istante, e arrivano i rastafari, che battono sui bonghi, e nell’aria si spande un aroma di erba sacra, effluvio di ganjia, e le casalinghe tornano a zampettare, ma coi riflessi rallentati, e i b-boys della scena west coast, di Portanuova, felpa, cappellino e jeans larghissimi, sfilano in cross-over  coi no global e i post-rockers, i neo-melodici e i grunge, chi si rivede, i grunge, camicia a scacchettoni da boscaiolo, jeans stracciati e sfilacciati, capelli lunghi e Converse,  urlano che
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