La notte e la controra

Tramonti rosso-sangue in pieno giorno, Cagliostro e Casanova che fanno a dadi e poi a pugni, epifanie part-time di languidi demoni senz’anima, la luce cinerea dei led, i Viaggi al termine della notte fanno da ancora, Louis-Ferdinand Céline, nell’ultimo sfarfallante café chantant, canta di vertigini subconscie, notti ipocondriache e dolcemente disperate, tarantelle disossate all’inazione, luci di smalto e veli d’oro, il mondo è un grande imbroglio, sai, l’imbecillità attiva e spesso inconsapevole impera, a destra come a sinistra, ma come empirico miraggio, come biologica certezza, va in scena da milioni d’anni, c’è la luce, la luce vivificante del mattino, un altro giorno perfetto e leggero, terapia e dannazione del nostro spazio-tempo in dormiveglia. Ma bisogna fare in fretta, subito dopo pranzo, nelle prime ore del pomeriggio scatta il flash della Controra, la nostra siesta, ammainiamo i sensi e risospendiamo la ragione, l’anima si placa, scarica la mente e fa’ un ricarico leggero di utopie, è uno stato temporaneo o permanente dello spirito, è un anelito nativo, la controra.

E’ un disco alieno, lunare, post-psichedelico, che ferma il tempo e la deriva dei generi musicali,  potrebbe essere stato scritto cent’anni fa, o subito dopo l’avverarsi delle profezie Maya, questo “Canzoni della notte e della controra”, primo disco solista di Umberto Palazzo (etichetta Disco Dada), già proprio il frontman de “Il Santo Niente”, che da qualche anno vive, senza facili piagnucolii, senza rotatorie di comodo della propria individualità, a Pescara. E’ un disco che suona come forse era impossibile immaginare. Umberto, nomade onirico in un’epoca di sogni difficili, stacca la spina della batteria e della sua chitarra rock, e si accende la spia di una musica antica, mi(s)tica, sostenuta da quanto basta: qualche strumento etnico e tradizionale, un’elettronica evocativa ma essenziale, una maniera di cantare come se queste parole fossero state sempre in viaggio, come le nuvole, verso Oriente, sotto la luce, dalla notte alla Controra. Senza volere o volersi né illudere, né alludere.

La gioventù colossale degli Young Marble Giants, i The Black Heart Procession, il cinema di Michel Gondry, principi attivi fantasmatici di Serge Gainsbourg e Lee Hazlewood, rovesci semantici degli amati surf e tex-mex. Ascoltando “Canzoni della notte e della controra” (impreziosito dalla partecipazione di Sandra Ippoliti e Tying Tiffany), numerosi e fuorvianti potrebbero essere i rimandi artistici, i “vedi alla voce”, come sempre accade quando ci troviamo alle prese con un’opera di così grande respiro. Disco notevole, questo è certo. Da ascoltare a occhi chiusi, e con soave torpore, e con anima libera.

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