YANN TIERSEN, JARREAU E IL PROGETTO GENESIS AL PESCARA JAZZ

“Una sera a cena mi si avvicinò Mauro Pagani, e mi disse: quello che vidi al Pescara Jazz negli anni ’70, Miles Davis sul palco insieme a un giovanissimo Keith Jarrett, è stato uno dei concerti più importanti ed emozionanti della mia vita. Volevo ringraziarla per questo” dice un Lucio Fumo prodigo di ricordi, suggestioni, aneddoti e connessioni, della mente e dell’anima, nel presentare la quarantaduesima edizione del Pescara Jazz (in foto la locandina dell’edizione di quarant’anni fa), la prima conferenza stampa, da tanti anni a questa parte, senza la presenza luminosa e sapiente di  Laura Valentini, giornalista del Messaggero, morta proprio il giorno prima, a soli 46 anni, per una brutta malattia. Un mazzo di rose rosse sulla sedia dove Laura era sempre solita sedersi, in prima fila sulla destra. Con Laura ci eravamo sentiti telefonicamente, l’ultima volta, giusto un anno fa. Lei non poté venire di persona e io le feci un florilegio delle parole pronunciate da Dacia Maraini, ospite di una kermesse letteraria. Il giorno dopo uscì il suo articolo, preciso e ispirato come al solito. Per una dozzina d’anni io e Laura abbiamo svolto un ruolo pressoché analogo: lei per il Messaggero, io su un altro quotidiano romano, scrivevamo di cultura e spettacoli. Ci si aiutava a vicenda,  se necessario. Io poi a un certo punto ho lasciato perdere;  lei ha continuato, ed è rimasta la più solerte e affettuosa nei miei confronti. Fu per esempio l’unica a scrivere un ricco articolo, dalle colonne del Messaggero, su Ozio Magazine, quando aprì i battenti online.  Scorreva una forte stima reciproca tra di noi, anche da un punto di vista squisitamente umano. Non sapevo che stesse male, e la notizia del suo decesso mi ha gelato il sangue. Anche il patron del Pescara Jazz Lucio Fumo ne è rimasto visibilmente sconvolto. Ciao Laura. Ci mancherai davvero tanto.

Pescara Jazz 2014 si svolgerà nel mese di luglio e porterà i suoi concerti oltre al Teatro D’Annunzio anche all’Aurum, col Pescara Jazz Village, e al Porto Turistico e al Città Sant’Angelo Outlet Village con appuntamenti che guardano in modo vario alle differenti anime del jazz odierno. Tra leggende viventi e musicisti emersi da meno tempo, ma non per questo non passibili di leggenda futura. Tra tradizione e ineluttabili variazioni sul tema: il jazz puro è, da tempo, una chimera per nostalgici. E più Europa che States: è dal Vecchio continente che il jazz coevo riceve gran parte della sua linfa vitale. E in Europa, già prima di Renzi, la scena italiana predomina. “L’11 giugno il ministro Franceschini incontrerà tutti i direttori dei Festival Jazz italiani” rivela ancora Lucio Fumo. Qualcosa, insomma, forse, si muove. Anche se quest’anno il Pescara Jazz, un tempo glorioso come e più dell’Umbria Jazz, ha potuto contare su soli sponsor privati, riuscendo però nell’audace impresa di fare (rifare?) le nozze con i fichi secchi.

Pescara Jazz prosegue insomma sul solco inaugurato due estati fa. L’ortodossia musicale della musica di John Coltrane può sopravvivere solo se si ibrida con i linguaggi musicali “eterodossi”, o più che altro venuti dopo. Quel tipo di rock, pop, world, elettronica, che ha in corpo parecchi globuli jazz, o che ne condivide comunque i presupposti e i principi estetici.

Ognuno potrà ritagliarsi, dal cartellone, il Pescara Jazz che vuole. Auspicabile sarebbe consegnarsi senza riserve al suo globale carisma interno. Incontrando così il pensiero musicale di Thelonious Monk interpretato dal sestetto di Franco D’Andrea, il pirotecnico lavoro di scrittura narrativa impostato da Mauro Ottolini su Bix, l’esecuzione di The Black Saint and the Sinner Lady effettuata dalla Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale e l’incontro sul palco del Teatro D’Annunzio di Tony Pancella e Bepi D’Amato sulle pagine di due dei più grandi compositori della storia del jazz. Altrimenti sarà possibile riscoprire il jazz rock davisiano, con la Uberjam Band guidata da John Scofield e la Billy Cobham Band. E poi Tom Harrell e il suo nuovo progetto Colors of a dream; il Max Ionata Organ Trio impreziosito dalla presenza di Gegé Telesforo; il trio guidato dalla pianista giapponese Hiromi; il quintetto di Daniel-Sidney Bechet, che mandava in estasi i francesi; il rendez-vous tra Stefano Bollani e Hamilton de Holanda.

Ma non finisce mica qui. Tra le vertigini assicurate del Pescara Jazz 2014,

il ritorno di Al Jarreau, un classico;

la prima volta dalle nostre parti di Yann Tiersen, in piano solo, già autore di colonne sonore memorabili, oniriche e avvolgenti come Il favoloso mondo di Amelié e Goodbye Lenin;

Simona Molinari con un progetto incentrato sul songbook di Ella Fitzgerald;

Steve Hackett, chitarrista dei Genesis, con “Genesis Extended”.

Su www.pescarajazz.com il programma completo.

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