RIASCOLTANDO/RICORDANDO ELLIOTT SMITH, 10 ANNI DOPO

Dieci anni fa esatti se ne andava, appena 34enne,

l’ultimo grande nuovo cantautore indipendente statunitense,

Elliott Smith,

autore di canzoni dolenti e memorabili,

che fossero acustiche e spoglie o strutturate orchestralmente, riarrangiate alla Sgt. Pepper’s dei Beatles.

Nel 1999 la sua fama massima, quando compose Miss Misery, colonna portante musicale del film Will Hunting di Gus van Sant,  candidata all’Oscar come migliore canzone originale.

Ma Elliott Smith non era tipo da smodate o pacchiane luci della ribalta.

Il suo messaggio artistico era per tanti-pochi,

ma giungeva sempre dritto a destinazione.

Uno più bello dell’altro i suoi dischi, tutti da riscoprire:

da Roman Candle del ’94 al postumo/summa “From a basement on the hill”, del 2004, album del cuore in quel tempo per chi vi scrive,

passando per gli splendidi “Either/Or”  e “XO” e “Figure 8”,

con cui Elliott contrappuntò tutta la seconda parte degli irrisolti anni novanta.

Resta il mistero sulla sua morte, troppo presta archiviata come suicidio.

Tra gli appuntamenti dedicati all’anniversario della sua morte,

segnaliamo questo in programma stasera al Glasslands New York,

un concerto-tributo che vedrà protagonisti, tra gli altri,

Cat Power,  Sky Ferreira e Zachary Cole Smith, Yoni Wolf dei WHY?, i Low Anthem, Luke Temple degli Here We Go Magic e Marissa Nadler.

E forse il live sarà registrato per produrre un disco il cui ricavato andrà in beneficenza.

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