SPALLE DRITTE E PETTO IN FUORI, ZAPATISTA SCIUPAFEMMINE

Nome? “Maurizio”.

Sesso? “Maschio al 95 per cento. Tocco ferro vado per barbecue bazzico logge massoniche e bestemmio, sai: Porco Festivalbar. Mannaggia la socialdemocrazia”.

Ne sei certo? “Il beneficio del dubbio accompagna ogni mia manifestazione d’essere”.

Cosa facevi ieri alle notte alle due? “Mi struggevo con musica allegra”.

Hai testimoni che possono confermarlo? “Le telecamere a circuito chiuso della mia anima porosa, baby”.

La tua fedina penale è pulita? “A quattordici anni fui brutalmente condotto in Questura per un immaginario oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, e per possesso precocissimo di materiale pornografico di genere femdom. Da allora, ogni qualvolta vedo passare una volante della polizia, cerco di costituirmi”.

C’è qualcosa per cui pensi che il tuo nome sia degno di futura memoria? “Il record provinciale pomeridiano under 18 di tequila bum-bum bevuti alla calata. Diciannove tequila consecutivi, nell’arco di un’ora, ogni volta urlando, raggiante, bum-bum! Alla calata!”.

Quando e dove vorresti essere nato? “A Parigi nel 1950. Ma andrebbe bene pure Collecorvino, nel 1990”.

Quando eri piccolo, cosa pensavi che avresti fatto da grande? “L’edicolante alternativo. O lo stagista-escort di Nicole Minetti”.

Come si chiamava il tuo primo amor? “Guendalina. Avevamo sette anni e andavamo a baciarci con la lingua al parco Florida e io le scrissi una poesia che fu recitata in classe che recitava così: “Guendalina/io ti sogno/sera e mattina”.

Un libro che vorresti aver scritto tu. “Diario di un punk, mai pubblicato da nessuna parte, autore ignoto. Te ne trascrivo un passo. “Al bagno chiedevo le tangenti. Sono sempre stato alto un metro e un cazzo: ma se non mi davi le sigarette,  almeno una a testa quando si entrava in bagno, questo metro e un cazzo te lo infilavo tutto nel culo. E gli spinelli, le gnocchette, le varie precocità. Poi scoprii i Damned, i Sex Pistols, il Rondò Veneziano”.

Se tu incontrassi te stesso per strada, cosa ti diresti? “Spalle dritte e petto in fuori, zapatista sciupafemmine!”.

Il tuo peggior difetto. “Temo di essere spiato dai servizi segreti, dalle barbe finte di D’Alfonso”.

Cosa ne pensi della classe politica abruzzese? “Penso che sia di ottimo livello. Con grandi statisti e oratori, come Giorgio D’Ambrosio, o l’ex presidente del Consiglio regionale Marino Roselli”.

Di cosa avevi tanta paura qualche anno fa? “Del pericolo attentati di matrice islamica radicale durante i Giochi del Mediterraneo. Bisognava proteggere, con migliaia di tiratori e buttafuori scelti, i principali punti sensibili dell’area metropolitana: i municipi, le prefetture, le questure, le rotatorie, l’Agippone, radio Sole, trattoria Sisto”.

La frase riassuntiva del senso della tua vita. “Perché siamo diventati ciechi? Penso che non siamo diventati ciechi. Penso che siamo ciechi. Forse perché… Ciechi che vedono. Ciechi che, vedendo, non vedono”.

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