C’ERA SEMPRE TEMPO

(il mio ultimo scritto corsaro).

In un’estate di metà anni novanta, compievo 18 anni. Andavo al mare a Istria. Era lo stabilimento di culto per noi hipster si direbbe oggi. O andavi al mare lì o andavi al mare all’Ammiraglia. Fine del mondo sabbioso conosciuto. La Croce del Sud era già out. In verità non so bene come si direbbe oggi out. Forse dovreste chiederlo a Samuel dei Subsonica, quarant’anni, o ai nuovi indie-teen-botellòn-idol, tipo Mannarino, il segno musicale dei tempi, che pure è nato, come me, negli anni settanta.

Ripenso tutti i giorni all’estate dei miei 18 anni. D’estate ci ripenso più volte al giorno. Ricordo che uscii per quattro mesi filati, tutte le sere, in groppa al mio scooter, che piovesse a grappoli o che menasse vento. Perche restarsene sepolti vivissimi in casa? Internet non c’era, non potevamo farci una cultura generale su Vice Magazine, mancava persino Facebook ma non ne presentivamo affatto la mancanza. Ricordo che mi ubriacavo spesso e volentieri di wodka al limone o alla pesca, e di tequila bum bum, insomma la poetica di base, cambiando e peggiorando gli ingredienti ma non il principio attivo, della musica del menestrello Mannarino feat. Brunori Sas superfeat di serie Pierpaolo Capovilla, classe 1968 (certi indignados italianos, in un’ottica di fraternizzazione coi compagni rumeni, bevono discount).

Non c’era molta scelta, non c’erano posti “alternativi”, si andava a vedere ballare gli altri alla Silvanella, il Centro Storico era un cono d’ombra e l’unico disco-chalet sul mare stava a Francavilla. La musica era quella che era, dopo una sbandata heavy-metal io continuavo imperterrito ad ascoltare robaccia, non c’era YouTube, c’era il Festivalbar, mi vestivo come l’Eros Ramazzotti di “Cose della vita”, con l’aggiunta di qualche orecchino, giacca blu elettrica e t-shirt bianca a bottoni, poi per tutto l’autunno l’inverno e la primavera successivi mi sarei vestito con la camicia di flanella a quadrettoni di Kurt Cobain, ma questa è un’altra storia, ricordo che nell’estate del 1992 mi innamorai una cinquantina di volte e di notte uscivo e brindavo, di giorno leggevo, quell’estate lessi quaranta libri in tre mesi, era uno più bello dell’altro. C’era sempre tempo.

“T auguro tempo

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo per la vita”. 
Elli Michler
www.ellimichler.de
© Don Bosco Medien GmbH (casa editrice), Monaco di Baviera

(TI AUGURO TEMPO è una traduzione della nota poesia “Ich wünsche dir Zeit” di  ELLI  MICHLER    www.ellimichler.de, Nata nel 1923 e morta recentemente nel 2014, è stata una geniale poetessa tedesca.
Elli Michler scrisse questa poesia nel 1987).

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