WAYNE SHORTER, LEGGENDA, CHIUDE IL PESCARA JAZZ

Nell’ultima serata della quarantesima edizione del Pescara Jazz, stasera dalle 21.30 al Teatro d’Annunzio,

parata “apotropaica” di stelle,  a cominciare dal primo concerto in programma, che vedrà protagonista uno dei più grandi jazzisti degli ultimi cinquant’anni, già sodale fisso di Miles Davis e tra i fondatori degli epici Weather Report: parliamo di mr. Wayne Shorter, compositore e sassofonista di classe cristallina che ha concepito e brevettato due maniere decisamente differenti di intendere il sax tenore e il sax soprano: intensa e profonda se alle prese col primo, lirico e sensibile col secondo.

Wayne Shorter, classe 1933, sarà di scena col suo Quartetto: lui naturalmente ai sassofoni e Danilo Perez al pianoforte, John Patitucci al contrabbasso e Jorge Rossi alla batteria.

Shorter ha iniziato con il clarinetto a 16 anni, ma è passato al sax tenore ancor prima di entrare alla New York University nel 1952. Ha esordito con Horace Silver e poi ha suonato nel gruppo di Maynard Ferguson, dove ha incrociato per la prima volta il pianista Joe Zawinul. Nel 1959 si è unito ai Jazz Messengers di Art Blakey, dove è rimasto fino al 1963, dopo essere diventato direttore musicale della band. In questo periodo Shorter ha anche fatto il suo debutto come leader. Nel 1964 Miles Davis convinse Shorter a unirsi al suo Quintetto, completando così uno dei gruppi più importanti della storia del jazz.

Il sassofonista resta con Davis fino al 1970 e compone alcuni dei brani più significativi del Quintetto, come ESP, Pinocchio, Nefertiti, Sanctuary, Footprints, Fall e Prince of Darkness, dedicato allo stesso Miles. Nello stesso periodo, nei suoi dischi come solista, Shorter amplia la sua tavolozza espressiva passando dall‘hard bop ai territori atonali della avant-garde e al jazz-rock.  Nel 1970, Shorter insieme a Joe Zawinul e Miroslav Vitous forma i Weather Report, uno dei gruppi fondamentali in assoluto degli anni ’70, dove suona soprattutto il soprano. E nell’ultimo decennio Wayne Shorter sta vivendo una seconda, strepitosa giovinezza, animata da tensioni sperimentali che erano assenti nella sua produzione classica, che in questo quartetto viene centrifugata, come sotto effetto di una tempesta di travolgente energia creativa.

Il jazz rende eternamente giovani, non è uno scherzo.

A seguire sul palco del d’Annunzio, per chiudere questa bellissima edizione del quarantennale, salirà Enrico Rava, trombettista post-Miles, considerato un po’ il nostro miglior jazzista, sperimentatore inquieto e multilaterale, che questa volta, con una favolosa formazione jazz-pop a dodici elementi, rivisiterà, meticciando da par suo, nientedimeno che la musica di Michael Jackson.

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