È ANCORA PESCARA JAZZ, YEAH

Dopo le magie della serata inaugurale di ieri, da pelle d’oca la rilettura in chiave jazzy di “Estate” di Bruno Martino, da parte dell’impeccabile Roberta  Gambarini, e ottime e abbondanti le cavalcate flamenco-space di Al Di Meola e compagni, oltre tre ore complessive di notevole musica,

stasera il Pescara Jazz giunge alla sua seconda serata (Teatro d’Annunzio, ore 21.30), con un doppio-concerto che promette scintille.

Si partirà con un omaggio-poker d’assi al genio di Thelonious Monk, compositore e pianista innovatore morto trent’anni fa, dalla musica “strana” e straniante in vita, salvo poi essere ampiamente rivalutata in tempi recenti. Il tributo è intitolato “Mostly Monk“, e vedrà insieme sul palco quattro grandi pianisti come Kenny Barron, Benny Green, Mulgrew Miller ed Eric Reed. Generazioni di pianisti a confronto, con stili e intenzioni musicali differenti; quattro pianoforti on stage per mettere in scena le visioni, oramai quasi mainstream, di Monk.

E poi un quintetto delle meraviglie, intestato a Joe Lovano (sax tenore) e Dave Douglas (tromba): a completare l’ensemble, angolarmente jazz, Lawrence Fields al pianoforte, Jame Genus al contrabbasso e Joey Baron alla batteria.

Il sassofonista e compositore Joe Lovano e il trombettista Dave Douglas sono due maestri indiscussi del jazz moderno nei loro rispettivi strumenti.  Nelle loro collaborazioni su disco hanno più volte dimostrato che le loro voci distinte e robuste possono fondersi perfettamente, per sospingere il linguaggio in avanti.

Nel 2008, quando Lovano e Douglas erano membri del progetto SFJazzCollective, il gruppo rese omaggio a un’icona vivente del jazz quale Wayne Shorter. E quell’esperienza ha incubato il progetto Sound Prints, che ascolteremo stasera, guidato da Lovano e Douglas, in repertorio brani originali e nuove composizioni di Shorter realizzate con la collaborazione diretta del sommo sassofonista.

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