FESTA, DISCO E LIVE PER I GIANT SAND

Un monumento vivente del desert-rock e di quel folk altamente emozionale che si dipana attraverso i sentieri polverosi del country, dell’Americana e dell’indie…
Parte venerdì 15 maggio dal Viper Theatre di Firenze (ore 21,30 – biglietto 17 euro – prevendite www.mailticket.it tel. 199446271; Box Office www.boxofficetoscana.it tel. 055 210804 Ticket One www.ticketone.it tel. 892 101) il mini-tour italiano dei Giant Sand, a pochi giorni dall’uscita dell’album “Heartbreak Pass”.
Il triplo disco non è solo il nuovo capitolo dei pionieri dell’indie rock americano, ma è anche un omaggio agli ultimi tre decenni e alle diversissime direzioni musicali sperimentate dalla band che ruota attorno al grande Howe Gelb.Le canzoni che percorrono le tre parti dell’album, oltre a essere segnate dalla scrittura e dalla voce di Gelb, sono caratterizzate dalla presenza di numerosi ospiti. C’è Vinicio Capossela che nella traccia di apertura “Heaventually” sorprende con il suo inconfondibile timbro e un insolito accento inglese e in “Hurtin’ habit” ci sono i romagnoli Sacri Cuori con cui la grande sintonia artistica e umana va avanti dal 2003. Allargando la lente fuori dall’Italia l’album può contare anche sulla presenza artistica di Steve Shelley (Sonic Youth) e John Parish (PJ Harvey).Autoprodotto dallo stesso Gelb e concepito tra il deserto americano e l’Europa, “Heartbreak Pass” ripercorre l’eclettica storia del gruppo, attraverso tracce che spaziano da suoni polverosi e alternative fino ad atmosfere folk, desert rock e addirittura jazzy lounge piano.

“Ci sono tre parti di 15 canzoni che raccontano il vissuto di due vite da trent’anni ciascuna – spiega lo stesso Gelb – Non fate i conti, tanto non tornano. La prima parte trasmette un senso di abbandono rumoroso e fortunato, come se non ci fosse una scelta. La seconda parte è più pensierosa, lenta ma diretta, vicino a quello che oggi, in molti, chiamano Americana. La terza parte invece è il cuore in costante agitazione a causa di un continuo oltrepassare l’oceano, la benedetta maledizione dell’indie-transponder. Le prime cose sono spuntate a Bruxelles, qualche arco messo in Grecia, un coro nel Canada, un muro di suono a Berlino, un po’ d’impasto in Italia, un colpo di chitarra a Nashville, un quoziente vocale in Croazia, due linee di pentagramma in Olanda, il portale di Jason a Portland… il resto è cresciuto lentamente a Tucson ma l’insieme è stato mixato in un unico luogo, la briosa Bristol”.

L’attuale formazione del gruppo è un flessibile nucleo che unisce Arizona e Danimarca, composto da Thøger Lund, Gabriel Sullivan, Brian Lopez, Jon Villa, Peter Dombernowsky, Nikolaj Heyman, Anders Pedersen, Iris Jakobsen e Asger Christiansen, musicisti che sul palco cambiano i ruoli e strumenti, così come esplorano diverse direzioni musicali, producendo sempre nuove collaborazioni.

 Guarda il video di Transponder, primo singolo tratto dal disco 

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