IN RICORDO DI GUIDO PICELLI, IL CHE GUEVARA ITALIANO

Oggi lunedì 5 gennaio alle 17,30,

 Pescara, al Museo Vittoria Colonna,

proiezione straordinaria del film IL RIBELLE (Italia 2011),

di Giancarlo Bocchi,

con Valerio Mastandrea e Francesco Pannofino.

“Frutto di molti anni di lavoro, ricerche e scoperte negli archivi il Ribelle è dunque la prima biografia sul Che Guevara che terrorizzò Mussolini” (Roberto Silvestri, il manifesto)

“Un Che Guevara italiano troppo ribelle per Stalin. Guido Picelli, maestro di guerriglia urbana, dalle barricate di Parma alla Guerra di Spagna” (Gianantonio Orrighi, La Stampa)

“La vita e la passione dell’eroe delle barricate di Parma rivive nell’appassionato documentario di Giancarlo Bocchi” (Gabriella Gallozzi, L’Unità)

“Il 5 gennaio 1937 cadeva combattendo in Spagna contro i falangisti di Franco sostenuti da Hitler e Mussolini una delle figure più leggendarie ma meno

conosciute dell’antifascismo italiano, Guido Picelli. Nel 2015 ricorre il 70° anniversario della Liberazione e ci sembra doveroso cominciare l’anno  rendendo omaggio a un eroe dimenticato come Picelli attraverso la proiezione del film realizzato nel 2011 dal documentarista Giancarlo Bocchi – spiegano gli organizzatori, Rifondazione Comunista insieme ai Giovani comunisti e in collaborazione con l’Anpi pescarese -. Molti non hanno mai sentito parlare di Guido Picelli, eppure è stato uno dei più leggendari combattenti antifascisti. Al comando delle sue “Guardie rosse“ Picelli bloccò alla stazione di Parma un treno di soldati in partenza per l’Albania. Venne incarcerato, restituì al governo il grado di tenente che si era guadagnato nella guerra, ma dopo un anno fu liberato grazie alla sua elezione, con un plebiscito del popolo di Parma, a deputato. Con gli Arditi del Popolo fu l’unico a sconfiggere lo squadrismo fascista sul campo come avvenne nelle giornate storiche delle barricate di Parma nell’agosto ’22 quando i 10.000 squadristi radunati da Italo Balbo furono costretti alla ritirata (con lui c’era l’anarchico abruzzese Antonio Cieri, anche lui morto in Spagna)”.

Deputato comunista il 1°maggio 1924 issò la bandiera rossa su Montecitorio per protestare contro l’abolizione della festa dei lavoratori da parte del regime. Dopo 5 anni di confino sfuggendo alla polizia fascista espatriò clandestinamente prima in Francia da dove fu espulso per le sue attività di organizzatore antifascista e poi in Belgio dove partecipò allo storico sciopero dei minatori del Borinage e quindi espulso. Giunto in URSS è oggetto di sospetti per contatti con l’opposizione trotzkista. Quando morì in Spagna la Repubblica gli dedicò tre funerali a Madrid, Valencia e Barcellona dove parteciparono 100.000 persone. Alberto Bevilacqua ne fece il protagonista del suo primo romanzo Una città in amore. Pino Cacucci ne racconta l’epopea in Oltretorrente. Non ha tutti i torti Giancarlo Bocchi quando lo definisce “il Che Guevara italiano”.

 Rifondazione Comunista, Giovani Comuniste/i 

in collaborazione con A.N.P.I. Pescara

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