LEGAMI, PER FAR EMERGERE IL TEATRO

4 province, 4 progetti, un festival: l’Abruzzo al centro della prima edizione della Cultura dei legami.

Nasce nella terra natale di Flaiano e Silone questo nobile progetto, da un’idea di Edoardo Oliva e del suo Teatro Immediato.

Il piano prevede la collaborazione tra quattro realtà importanti del teatro regionale: Arti e Spettacolo, Terrateatro, Maglab e lo stesso Teatro Immediato. Che cos’è e perché è necessaria una cultura dei legami? “La cultura dei legami è la forza che può controbilanciare la frammentazione del nostro mondo e che consiste nello scoprire quelle relazioni che sono state sommerse e che sono andate perdute; quelle tra uomo e società, tra una razza e un’altra, tra microcosmo e macrocosmo, umanità e macchina, visibile e invisibile, tra categorie, lingue e generi”. “E in che cosa consistono queste relazioni? Soltanto gli atti culturali possono esplorare e rivelare queste verità vitali” (Peter Brook).

Seguendo l’insegnamento di uno dei massimi registi mondiali, il Maestro Peter Brook, l’idea è  appunto quella di creare spazi di relazione, di riflessione e di azione che permettano un legame reale tra ciò che sembra distante, tra periferie e centro, tra razze, culture, generi e idee differenti.

La cultura dei legami è dunque una pratica di relativismo culturale, una modalità per avvicinare, grazie al teatro, quello che appare distante, non in grado di comunicare. Il progetto La cultura dei legami è finalizzato alla realizzazione di specifici interventi teatrali nei territori delle quattro province abruzzesi e si conclude con un festival in autunno a Città Sant’Angelo, in collaborazione con il Comune, che prevede la messa in scena dei quattro progetti e la presenza di un ospite d’eccezione che incarni, con il proprio lavoro, l’idea stessa del legame e del superamento delle distanze. I progetti vedono le quattro realtà rivolgersi a più contesti e a differenti target e trovano in questo terreno fertile la pluralità, la ricchezza fondamentale e l’humus necessario alla realizzazione di interventi sul territorio e per il territorio. Ogni partner sviluppa il proprio lavoro aderendo totalmente all’approccio metodologico della cultura dei legami, calando il proprio operato all’interno del contesto sociale specifico.

Le province abruzzesi saranno in questo modo luoghi privilegiati per un lavoro sul territorio: il primo progetto sarà presentato dalla compagnia Terrateatro di Teramo che il 30 giugno debutta a Sant’Omero (Te) con lo spettacolo tell me otello, all’interno del Festival Teatro delle Differenze: il ruolo dell’attore, lo stare dentro e fuori dalla parte, il ribellarsi al testo, al regista, alla convenzione, questo è alla base del lavoro di Terrateatro che da anni svolge un lavoro significativo insieme a persone con differenti abilità. Dal 29 luglio al 2 agosto la provincia di Chieti, nello specifico Bocca di Valle e Guardiagrele, diventa la cornice della residenza donne nel teatro Magfest all’interno del quale Maglab presenterà Sedute intorno, un lavoro con uno sguardo di genere, all’interno del quale diverse generazioni di donne si confrontano a partire dal luogo del proprio vissuto, la casa, grazie a oggetti, ricordi e diari che consentono, con il linguaggio e la poesia del teatro, di comporre una drammaturgia fatta di passaggio necessario da donna a donna, da madre a figlia e a nipote, attraversando le generazioni dentro l’idea stessa della trasformazione del “luogo” femminile nel privato e nel sociale. In novembre a San Demetrio ne’ Vestini viene presentato dall’associazione Arti e Spettacolo dell’Aquila Link, un percorso creativo e formativo che tiene conto della vocazione culturale dei luoghi e indaga, con gli anziani, i residui della memoria e, con i giovani, le aspettative e la possibile permanenza nei territori di origine, mantenendo uno sguardo attento all’alterità e individuando possibilità di accoglienza rispetto a culture “altre”. Sempre in novembre, a Città Sant’Angelo, il Teatro Immediato di Pescara presenta Luminescenze all’orizzonte, un lavoro che vede in scena diverse generazioni in forma fortemente simbolica: il Titanic affonda e diventa archetipo di una società, la nostra, alle prese con una crisi profonda, una società che vede la sua disparità esattamente come nel Titanic, dove i poveri della terza classe cedevano la salvezza ai privilegiati. Così tutti insieme, giovani e vecchi, si ritrovano in questo Titanic immaginario, dentro un luogo di perdita e di consapevolezza, dove le distanze più nette diventano, nella convivenza obbligata, il ponte per la condivisione e la vicinanza.

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