QUEL GRAN GENIO VISIONARIO DI UN MAGRITTE

Il genio di Magritte in ottanta quadri.

Capolavori senza tempo saccheggiati a piene mani dalla pubblicità, dalla grafica, dal cinema: come non capirli?

Magritte, tra gli artisti più visionari e preveggenti della storia.

Al MoMA di New York, fino al 12 febbraio, c’è una fantastica esposizione, e fantastica è l’aggettivo più pertinente quando parliamo di lui. Che si intitola ”Magritte: The Mistery of Ordinary”.

Folgorato sulla via di De Chirico, il maestro del surrealismo è stato esploratore infaticabile delle sciarade dell’universo e dei voli liberi dell’immaginazione,

sospinti dall’inconscio che si fa iperrealtà.

La mostra è curata da Anne Umland e Danielle Johnson ed è imperniata sugli anni mirabili e cardinali di Magritte, dal 1927 al 1930, quando si trasferì a Parigi, entrando a stretto contatto con i demiurghi del movimento surrealista,

André Breton, Salvador Dalì, Paul Éluard.

Corpi senza testa, specchi dai riflessi impensabili”, trompe-l’-oeil,  nuvole antropomorfiche, paesaggi segmentati e ricomposti nelle maniere più mozza-sguardo.

E naturalmente gli uomini con la bombetta,  leit-motiv dell’artista belga, che così sbeffeggiava la borghesia.

«Un’immagine non è la stessa che pretende di rappresentare», spiegava il pittore in quel tempo, «ho scoperto un nuovo potenziale nelle cose, la loro abilità nel diventare qualcosa d’altro che se stesse… davanti ai miei quadri l’occhio deve pensare in modo diverso».

Niente è come sembra.

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