IL REQUIEM DI GIUSEPPE VERDI, PER IL SUO BICENTENARIO

Stasera alle 21,00 – in occasione del bicentenario verdiano (1813-2013)

il palcoscenico del Teatro Massimo di Pescara ospiterà la solenne

Messa da Requiem

di Giuseppe Verdi

per soli, coro e orchestra

 Il capolavoro del più grande compositore italiano vede impegnati oltre duecento musicisti con il Coro e l’Orchestra del Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara, l’Associazione Coro “Ventidio Basso” di Ascoli Piceno e il Coro dell’Accademia; un eccellente quartetto di solisti formato da Daniela Schillaci soprano,  Laura Brioli mezzosoprano, Aldo Caputo tenore e Mirco Palazzi basso. Maestri del Coro Corradina Del Zozzo e Giovanni Farina.

La direzione è affidata al M° Pasquale Veleno, già ospite nelle  passate stagioni in concerti di grande successo.

Dedicata alla morte di Alessandro Manzoni, la Messa da Requiem fu composta da Verdi come un omaggio sincero allo scrittore che egli profondamente ammirava anche come uomo, per il suo sostegno alla causa del Risorgimento italiano.

Questa imponente composizione sacra di spettacolare grandiosità e di grande unità espressiva fu eseguita la prima volta nella Chiesa di San Marco, a Milano, il 22 maggio del 1874, sotto la direzione dell’autore stesso e con solisti Teresa Stolz, Maria Waldmann, Giuseppe Capponi e Ormondo Maini. L’opera, nella sua successiva esecuzione alla Scala di Milano, avvenuta poco tempo dopo ebbe un grande successo di pubblico. La critica musicale del tempo invece rimproverò Verdi per il carattere troppo poco “sacro” ed eccessivamente “teatrale” del suo Requiem.
Fulcro della composizione è la pessimistica visione di Verdi sul fine ultimo della vita. E’ un’opera in cui l’uomo si confronta dolorosamente e senza illusioni con l’assurdità della morte, con domande che non hanno risposta. Ma, se risposta non può darsi, che almeno si abbia qualche consolazione.

Il Requiem, della durata di circa un’ora e mezzo, accoglie momenti di severa scrittura contrappuntistica (il Kyrie, sulle parole quam olim, l’offertorio Domine Jesu, il Sanctus, la parte centrale del Libera me), che sono tra le sue pagine migliori. Di ispirazione teatrale sono invece la cupa marcia funebre della sezione centrale del Lux aeterna e soprattutto l’impressionante Dies irae, che Verdi considera come il corpo centrale della messa per i defunti. Uno struggente abbandono lirico pervade infine alcune strofe dello stesso Dies irae, l’Agnus Dei, il Libera me.

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