IL SANTO NIENTE SI DA’ AL KRAUTROCK

Il nuovo album del Santo Niente arriva a sei anni di distanza dal precedente “Il fiore dell’agave”, ma non sono stati anni di inattività. Nel periodo di gestazione di “Mare Tranquillitatis”, l’atteso nuovo disco, ci sono stati “Tuco” di El Santo Nada e “Canzoni della notte  e della controra”, l’esordio da solista di Umberto Palazzo, lo storico leader della formazione, vastese d’origine e bolognese prima, pescarese poi d’adozione. I tre lavori sono diversissimi, ma intimamente connessi, nel senso che gli elementi da sempre presenti insieme nel Santo Niente ora sono divisi su tre progetti distinti e coerenti.

In “Mare Tranquillitatis” a livello testuale prevale l’elemento narrativo e musicalmente quello sperimentale, mentre è del tutto assente la canzone in senso classico. La band ha dismesso il garage/hard rock “intelligente” e le derive cantautorali dei lavori precedenti e ha dato vita a un coerente progetto di moderno art-rock.

L’album dura quarantuno minuti, ma è composto da soli sei brani ipnotici e iterativi, influenzati dal rock tedesco degli anni settanta. Non un concept, ma comunque un disco da ascoltare nella sua interezza per averne il meglio. Nei testi è assente l’elemento autobiografico, che lascia completamente libero il campo all’osservazione sociale.

I primi due brani dell’album, sono i più vicini alla tradizione del Santo Niente e quindi i più chitarristici.

Cristo nel cemento” è un brano lento e tragico, quasi un blues, ispirato al primo doloroso capitolo dell’omonimo romanzo di Pietro Di Donato, figlio di un muratore abruzzese emigrato in America.

Le ragazze italiane” è il singolo, un rock’n’roll alla Stooges dai suoni stravolti. Il bersaglio dell’ironia sono i bigotti e i repressi. Fa la sua comparsa il sax elettrico e alieno di Sergio Pomante, grande protagonista del disco.

Con “Un certo tipo di problema” il ritmo si fa meccanico e l’elettronica si fonde con l’elemento organico. Basso e batteria prendono il sopravvento. Una storia notturna e minacciosa di cocaina e malavita.

“Maria Callas”, è giusto che si sappia, non è la cantante, ma un anziano travestito che si fa chiamare così. Il momento più romantico e cinematografico del disco.

“Primo sangue” con i suoi undici minuti è il perno dell’album. Il riff della chitarra acustica si snoda su un beat elettronico quasi house fino a un climax tribale e psichedelico. Scene di vita di adolescenti selvaggi.

“Sabato Simon Rodia” è ancora un emigrante in America, l’eccentrico e disadattato creatore delle Watts Towers di Los Angeles, la figura che sta affianco a Dylan sulla copertina di “Sergent Pepper’s” dei Beatles. Atonale e rumorista è il pezzo più estremo dell’album.

Mare Tranquillitatis” è stato prodotto artisticamente da Umberto Palazzo e registrato nello studio della Twelve Record, che è la giovane e intraprendente etichetta che pubblica il disco.

Umberto Palazzo fonda il Santo Niente a Bologna nel 1993, anno in cui si separa dai Massimo Volume. La band viene messa sotto contratto dal Consorzio Produttori Indipendenti e realizza con la sezione fiorentina dell’etichetta “La vita è facile” nel 1995 e “’sei na ru mo ‘no wa ‘na i” nel 1997. Nel 1996 Umberto Palazzo cura la colonna sonora di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Nel 1999 la prima incarnazione della band cessa l’attività. La band viene rifondata a Pescara e pubblica per la Black Candy Records l’ep “Occhiali scuri al mattino”  (2005) e l’album “Il fiore dell’agave” (2007).

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